L’imbarazzo della ragione
Il Governo si dimostra allo sbando in balia di pressioni di ogni genere. Intanto la Cgil convoca uno sciopero generale e l'opposizione appare anch'essa smarrita
Lasciamo stare il passato. Anche se ce ne sarebbero di cose da dire. La situazione che oggi vive l’Italia non è certamente nuova. In questi tre anni sembrava che i problemi non fossero quelli di mettere mano al disastro dei conti pubblici e al bisogno di profonde riforme.
Pazienza. Si è sprecato tempo e il Paese è bloccato. Pace. In Italia sembra sempre che quello che passa sia l’ultimo treno e poi ci si accorge che la fila dei convogli è lunga.
Stavolta però le preoccupazioni sono davvero molte perché questo Governo brancola nel buio più totale. Anche il più fesso degli italiani si sarà reso conto che quel provvedimento preso in fretta e furia alla vigilia di Ferragosto era un colossale presa per i fondelli.
Avevamo avuto qualche avvisaglia quando in Senato alla presentazione del decreto erano presenti solo tredici parlamentari, salvo poi presentare 1.300 emendamenti. Questo per la forma, ma quello che inquieta è la sostanza.
Il nostro Paese soffre tanti mali, ma in campo economico i peggiori in questo momento sono tre: un debito pubblico da farsi prendere dal panico (un padre di famiglia non dormirebbe più, con evidenti conseguenze), l’assenza di un qualsivoglia sviluppo (e di proposito non parliamo di crescita perché molte aziende stanno andando bene pur in presenza di contrazione di bilanci) e da ultimo una totale assenza di fiducia.
Sul primo punto stendiamo un velo pietoso. Non è certo la turbolenza dei mercati e un tasso di speculazioni senza precedenti, come la crisi del resto, la causa di una situazione che divenne esplosiva già dall’inizio degli anni Ottanta con Craxi.
Il Governo non ha una linea, e ondeggia in modo preoccupante soggetto a ogni sorta di ricatto da lobby di vario genere.
Su l’assenza di provvedimenti che ridiano lo slancio all’economia basterebbe leggere un manuale di economia della terza superiori per capire che quanto stanno proponendo, per buona parte, non avrà alcun effetto, se non quello di far cassa e deprimere ancor di più il mercato. Si opera a casaccio cercando come recuperare soldi senza alcuna armonia tra i provvedimenti.
Quanto alla sfiducia generale degli italiani, questa è figlia dei primi due punti, ma anche di altri fattori. Come si può credere, e affidare altre risorse, a chi si è dimostrato mediocre e a tratti anche meschino nell’azione di Governo? Una buona parte di questo esecutivo è davvero imbarazzante e ormai il re è nudo e a poco serve provare a nascondere i fatti.
Di fronte a una emergenza nazionale le risposte dovrebbero essere di egual tenore. Servirebbe un Governo che sia garante e che dia respiro, che riporti fiducia, perché si possono chiedere sacrifici in ragione di un progetto. E oggi qual è?
Fa tristezza poi ascoltare il premier quando afferma che è la prima volta nella storia che si sono messe le mani in tasca ai politici. Ridicolo questo modo di (non) fare politica. Se davvero si fosse voluto dare un segno chiaro si tagliavano metà delle auto blu (recuperando in un solo colpo qualche miliardo di euro). Si sarebbe stretto un accordo tra tutte le forze politiche per abolire enti inutili e privilegi senza senso (qualcuno può spiegare perché la signora Irene Pivetti deve ancora avere un ufficio a Montecitorio, tanto per dirne una). Si sarebbe avviata da subito la riforma per ridurre del 50% i parlamentari, e in alcune regioni anche i consiglieri regionali (solo la Sicilia ne ha novanta). Il risparmio sarebbe impressionante. Non risolutivo, ma intanto il segnale sarebbe chiaro: iniziamo da noi, che siamo la casta e anche la causa di parte dei disastri. Invece cosa ha fatto questo governo? Ha tagliato i consiglieri comunali che prendono una manciata di euro e sono quelli più vicini alla vita dei cittadini. Magari (forse e già si sentono cori contrari) taglierà qualche provincia per recuperare spiccioli, invece di riorganizzare in modo globale tutte le autonomie (alla faccia del Federalismo).
Si vogliono eliminare le feste legate alle ricorrenze storiche. Che Paese è quello che smarrisce la propria memoria? E quale sarebbe poi questo grande risparmio?
Si vogliono eliminare le feste legate alle ricorrenze storiche. Che Paese è quello che smarrisce la propria memoria? E quale sarebbe poi questo grande risparmio?
In tre anni abbiamo visto utilizzare miliardi di ore di cassa integrazione senza alcun piano strutturale che permettesse ragionamenti seri su tutto quel tempo liberato.
Così arriviamo allo sciopero generale della Cgil. Un mezzo che qualcuno definisce vecchio e forse inadatto a dare risposte in un momento così drammatico. Ma cosa altro potrebbe fare una delle poche organizzazione che non guarda solo a stretti interessi di bottega?
Questo sindacato rivendica l’esigenza di trovare risposte senza farle pagare sempre agli stessi.
E’ difficile trovare soluzioni facili a problemi complessi, ma qui siamo davvero all’opposto.
Quello che imbarazza è lo smarrimento generale che vive il singolo cittadino, perché di fronte a un Governo incapace e bugiardo c’è una opposizione persa, in totale crisi di identità litigiosa e spesso divisa. Questo non rallegra perché senza una vera dialettica (cosa persa ormai da tanto) rischia di arretrare la democrazia e la vita degli italiani.
Dalle nostre parti poi siamo ormai al grottesco. Non c’è niente di male che la Lega sia forza di Governo ormai solida. Occorre però avere il coraggio di guardare alle cose e chiamarle con il loro nome. Una volta era Roma ladrona. Adesso per venir via (scherzando ovviamente) dalla capitale si aprono finti ministeri al Nord. Ma come, non si voleva meno burocrazia, meno poltrone, meno partitocrazia, meno…?
Auguri.
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