“A bordo della Concordia, con la paura di perdere nostro figlio”
Giancarlo De Bortoli e Barbara Gnemmi erano in crociera con i due figli di 3 e 5 anni. Raccontano i momenti concitati dell'affondamento della nave, la mancanza di informazioni, la paura. E ringraziano i ragazzi del miniclub

«C’era acqua ovunque e noi avevamo l’angoscia di avere con noi solo Sara, mentre Riccardo era al
miniclub – racconta Barbara -. Ci hanno dato i giubbotti e ci hanno sistemato davanti alla scialuppa 4, quella a noi destinata: siamo stati lì un’ora e mezza senza che nessuno ci dicesse nulla. Il panico cresceva e io volevo sapere dov’era mio figlio, ma nessuno mi dava risposte. Dagli altoparlanti arrivavano solo comunicazioni codificate e bip ripetuti che non potevamo capire. Oltretutto noi vedevamo solo acqua e onde ed eravamo convinti di essere in mezzo al mare, mentre dall’altra postazione di raccolta vedevano gli scogli del Giglio». Le file scomposte vicino alle scialuppe aumentavano col passare dei minuti, mentre il personale di bordo si dava da fare per tranquillizzare i passeggeri: «Ad un certo punto, in italiano e inglese soltanto, è stato detto di abbandonare la nave – prosegue Giancarlo -. In quel momento la parte della barca opposta alla nostra è andata sott’acqua, e la gente si è riversata dove eravamo noi: la regola “prima le donne e i bambini” è saltata del tutto tra spintoni e corsa per salire sulle scialuppe. Fortunatamente al messaggio di abbandonare la nave sono arrivati i ragazzi del miniclub con i bambini, che hanno riconsegnato via via ai rispettivi genitori nelle postazioni assegnate a inizio viaggio in caso di emergenza: sono stati fantastici, hanno tenuto i più piccoli tranquilli, facendoli giocare e cercando di distrarli. Mi sento di ringraziare in particolare Giovanni, il coordinatore dello Squok Club, che mentre a bordo c’era l’allarme è riuscito a divertire i bambini con travestimenti e giochi, non lasciandoli mai da soli».


A meno di una settimana dall’affondamento della Costa Concordia, restano le immagini di quei
momenti tragici: «Abbiamo perso tutto – spiegano i De Bortoli -, documenti, vestiti, valigie. Avevo con me anche l’abito delle nozze – racconta Giancarlo -, ma anche quello è perso. Non è importante. Ci siamo salvati e questo è già un ottimo risultato. Se penso che delle persone morte alcune possono aver mangiato di fianco a noi, giocato coi nostri bimbi, mi viene il magone. Abbiamo un po’ di timore per come la vivranno i bambini: i primi giorni non sono stati facili, speriamo passi la paura col tempo. Si stanno dicendo tante cose di quanto è successo. Noi ci sentiamo di ringraziare chi si è occupato dei nostri figli al meglio. Costa ci ha anche già telefonato due volte per dirci che il rimborso è già pronto in agenzia e per chiederci se va tutto bene o abbiamo bisogno di altro supporto. Di certo leggere e sentire certe cose, come la telefonata tra il comandante della nave e la capitaneria di porto, fa star male: siamo allibiti, basiti per un simile comportamento. Avevamo affidato a lui la nostra sicurezza e ci ha ripagati così. Se oggi ci chiedessero di andare in crociera un’altra volta diremmo un cortese no grazie: è bello, ti coccolano e ti accudiscono, ma se succede qualcosa non possiamo più avere la certezza di essere al sicuro».

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