Cocaina dal Sudamerica a Mantova, per rilanciare il clan

Al termine di tre anni d'indagine di Finanza e Procura Distrettuale Antimafia, ricostruiti gli affari al Nord di un gruppo legato al clan camorristico dei Gionta di Torre Annunziata: controllavano importazione e smistamento della coca che passava da Malpensa, rinvestivano i soldi nell'economia legale

È stata un’indagine lunga e approfondita, per provare l’esistenza di una organizzazione criminale complessa, che importava droga, la metteva sul mercato della Lombardia e recuperava soldi da reinvestire nell’economia legale al Sud: al termine di tre anni di indagini coordinate dalla Guardia di Finanza di Varese e dalla Procura distrettuale antimafia di Brescia, sono scattate le manette per quattro persone, considerate i referenti in Lombardia del Clan Gionta di Torre Annunziata.

L’indagine è partita nel giugno 2008, grazie ad un sequestro di circa 33 chili di cocaina (15 in trolley, 17 in doppio fondo; foto d’archivio) all’aeroporto di Malpensa ed all’arresto dei due corrieri italiani, di origine campana: nel giro di alcuni mesi, si è riusciti ad individuare i "grossisti della coca", i committenti dell’importazione sventata, e di ricostruire una estesa rete di rapporti di cooperazione stabili e consolidati fra gli indagati per la commissione dei reati di importazione e commercio di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno portato ad individuare un ulteriore tentativo di importazione di cocaina dal sud America, conclusosi, nel mese di dicembre 2008, con l’arresto di due corrieri campani da parte della polizia venezuelana, all’aeroporto di Isla Margherita ed al sequestro di 34 chili di cocaina; per tale traffico illecito il tribunale di Asuncion, in Venezuela, ha condannato a otto anni di reclusione uno dei due corrieri, mentre l’altro era nel frattempo deceduto.

Il quadro delineato era comunque quello di un’organizzazione strutturata e ben presente sul territorio: per questo l’indagine è passata dalla Procura di Busto Arsizio (competente per lo scalo di Malpensa) alla Procura Distrettuale Antimafia di Brescia, che ha competenza sull’Est della Lombardia. La base operativa e di organizzazione del traffico illecito si trovava infatti nel paesone agricolo e industriale di Suzzara (Mantova), al confine con l’Emilia: da qui, secondo gli elementi raccolti dagli investigatori e dalla Procura, partivano i contatti con i trafficanti sudamericani e con i corrieri della droga, tutti reclutati in provincia di Napoli. E dal Mantovano venivano anche spediti i soldi incassati con lo spaccio, diretti a Torre Annunziata: qui sarebbero stati utilizzati per finanziare attività commerciali e legali, ripulendo i soldi e rafforzando la presenza del clan Gionta, colpito da una maxioperazione nel 2008 ma che ha mantenuto la sua forza proprio a partire dal "fortino" di Torre Annunziata. Senza dimenticare il Nord. Sulle attività "pulite" che sarebbero state usate per reinvestire è stata fatta segnalazione alla Distrettuale Antimafia di Napoli.

I trafficanti di droga sull’asse Sudamerica-Malpensa-Mantova, secondo gli elementi raccolti dal Nucleo Polizia Tributaria di Varese, sono legati in modo chiaro al clan: a conferma indiretta ci sono anche i vincoli di parentela degli arrestati. I quattro erano residenti tutti a Suzzara: uno dei quattro (classe 1956) era già in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso e per traffico di stupefacenti. Gli altri tre erano invece liberi: si tratta di due campani (classe 1974) e di una donna ucraina di 36 anni, compagna di uno dei due. Al gruppo vengono contestati i reati di Produzione, traffico e detenzione di stupefacenti, ma anche di Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

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Pubblicato il 17 Gennaio 2012
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