“In Lombardia, la sanità è troppo parcellizzata”
È tempo di bilanci per il primario della cardiochirurgia del Circolo, Cesare Beghi. Quasi cento giorni intensi per un reparto che mira a diventare un punto di riferimento lombardo
È già tempo di bilancia per la cardiochirurgia del professor Cesare Beghi. Arrivato a Varese da Parma, il primario annovera già qualche risultato importante: la prossima settimana arriverà in svisita il Dr. Josè Navia, cardiochirurgo dell’Heart Center della Cleveland Clinic Foundation: « Ho trovato in questo ospedale un team culturalmente e professionalmente molto elevato – spiega il professor Beghi – quindi credo di poter sfruttare al meglio i miei contatti internazionali per approfondire ulteriormente lo scambio di opinioni».
La visita di settimana prossima, infatti, è la prima di una serie pensata dal primario per potenziare l’aspetto culturale. Invitati sono anche tutti i cardiologi degli ospedali del territorio e meno: « Da quando sono arrivato, ho incontrato i primari di tutte le cardiologie: da Tradate a Gallarate, da Saronno a Como. Mi piacerebbe creare una rete di assistenza che metta al centro l’alta qualità tecnologica e professionale del Circolo. Il clima mi sembra molto collaborativo e proficuo. La Lombardia, rispetto all’Emilia, ha un sistema sanitario un po’ parcellizzato che penalizza, in fondo, le eccellenze. Il livello di un reparto si alza se aumenta la sua attività. In Lombardia, invece, la presenza di tanti centri rischia di creare una dispersione di energie con una concorrenza che, alla fine, non fa molto bene».
Da chirurgo di sala operatoria, Beghi si ritrova ora a gestire un intero reparto: « Sto imparando a fare un lavoro nuovo. In sala chirurgica ho la fortuna di avere molti bravi aiuti per cui io mi limito a fare i casi più delicati. Semplicemente perchè, da primario, sento di dovermi accollare i maggiori rischi».
La sfida di Beghi è lanciata. In un momento in cui i problemi cardiaci sono in aumento e colpiscono una popolazione non più identificabile: « Ecco perchè si deve investire in tecnologia, cultura e una rete allargata di assistenza dove esista sinergia tra cardiochirurghi, cardiologi e chirurghi vascolari. Stiamo studiando la possibilità di aprire una camera ibrida dove far lavorare insieme diversi specialisti. Manca veramente poco a rendere completa l’offerta per il territorio. Attualmente, dobbiamo inviare a Milano pazienti con patologie valvolari aortiche. Ma ci stiamo attrezzando per poter dare assistenza completa ai varesini. Questa città se lo merita!»
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