Lobby 2.0 non è una parolaccia
"Mai sole!", la nuova pubblicazione di Confartigianato Imprese Varese, entra nel cuore dei problemi della rappresentanza ai tempi della globalizzazione: «Tutti possono partecipare ma le azioni spettano a pochi»
Mai sole! All’alba del congresso straordinario dell’Associazione Artigiani di Varese, questa esortazione puo’ avere una doppia lettura: da una parte è una dichiarazione di solidarietà alle imprese, attanagliate dalla solitudine nelle scelte da fare nel mondo che cambia; dall’altra puo’ essere riferito alle associazioni di categoria e a un diverso modo d’intendere la rappresentanza, come spiega la nuova pubblicazione di Confartigianato Imprese Varese, appunto, “Mai sole!”
C’è infatti un passaggio in cui i vertici di via Milano spiegano le ragioni dell’adesione a Confartigianato al posto della storica denominazione "Associazione artigiani". «L’orgoglio dell’indipendenza cede il passo all’esigenza di divenire più forte e garantire i proprio associati la soluzione di quei problemi che ormai necessitano azioni di sistema».
Già, il sistema. Parola abusata e svuotata di senso dai politici, a cui Confartigianato Imprese Varese associa l’unico significato utile agli imprenditori: azione, perché le chiacchiere servono a poco. Interessante a questo proposito il contributo di Paolo Cottica (economista indipendente che lavora a Bruxelles) che parla di «lobby 2.0» e «strumenti di lavoro che danno e fanno rappresentanza». Si tratta di un nuovo modo di interpretare il proprio ruolo. «Tutti possono partecipare, ma i fatti spettano a pochi – scrive l’economista -. Si deve arrivare a una rappresentanza per individuo e a un impegno selettivo». E per far sì che le piccole imprese si facciano conoscere, in termini di bisogni e ruolo, occorre che entrino in qualche modo in relazione (almeno on line) con la politica europea e per farlo devono pretendere risultati concreti dai politici nazionali.
(nella foto: Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese)
Cambiare passo e strategia, questo devono fare oggi le associazioni di rappresentanza. Il ruolo sindacale e gestionale (nel senso di erogazione dei servizi alle imprese) sono solo pezzi della sua mission. Paolo Preti, docente dell’università Bocconi di Milano, traduce questo nuovo ruolo con una parola: politico. «Confartigianato deve recuperare le radici valoriali, il movimento cattolico, per esempio, e quelle culturali – scrive Preti -. Valori che con il tempo si sono persi o indeboliti». L’altro cambiamento è la semplificazione, perché strutture sempre più elefantiache che hanno come priorità il mantenimento di se stesse vengono percepite dagli imprenditori come un elemento di quella stessa burocrazia che li affossa. Anche Preti insiste sul concetto di «lobby», che in «Italia è una parolaccia» e viene lasciata all’azione delle singole imprese. Occore perciò ripotarla in superficie, dandole un connotato di trasparenza ed efficienza.
All’interno delle associazioni come Confartigianato, alcune parole, come responsabile, sostenibile e sociale, circolano ormai da tempo. Riempirle di contenuti e di azioni è il passaggio più difficile perché richiede un cambiamento di visione. Cambiamenti difficili da fare, come spiega nel libro il giornalista del "Sole24ore" Gianfranco Fabi, perché «ci si deve muovere su un duplice binario: da un lato l’associazione deve capire e raccogliere le esigenze degli associati; dall’altro capire e affrontare lo scenario nel quale ci si muove». Per utilizzare le parole di Paola Nicoletti, ricercatrice presso l’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori): «La domanda di rappresentanza espressa dalle imprese, con i problemi che si pongono, non riveste un carattere congiunturale ma strutturale. Quindi richiede un coordinamento continuo, sistemico dei soggetti rappresentati».
In “Mai sole!” si dosano in modo efficace la teoria e la pratica. Le voci raccolte nel libro non sono un sottofondo indistinto a una polemica o un contorno di rito a interventi accademici, ma qualcosa di più perché provengono direttamente dal cuore dell’associazione e dell’impresa. Oltre a Giorgio Merletti e a Mauro Colombo , rispettivamente presidente e direttore di Confartigianato Imprese Varese, leggere Giuseppe Albertini, Fermo Borroni, Davide Galli, Giovanni Chilese, Daniele Grossoni, Stefano Locorotondo, Renato Scapolan (neoeletto alla presidenza della Camera di Commercio di Varese) e Paolo Rolandi dà una dimensione molto realistica di quanto sta accadendo nella struttura di rappresentanza a partire dal fatto che «cambiare non è (solo) una questione di immagine».
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