“Reclutato” dalla Nato per vegliare sulla sicurezza del mondo
Paolo Severgnini è un medico anestesista dell'ospedale di Circolo, un professore universitario chiamato per prevenire attacchi batteriologici o radioattivi
Una sentinella che vigila sulla sicurezza del mondo. Si chiama Paolo Severgnini, è un medico anestesista rianimatore all’ospedale di Circolo. È uno dei medici "reclutati" dalla Nato per studiare e monitorare i possibili attacchi terroristici.
La sua carriera si è sviluppata inizialmente tra l’Università di Pavia e la gemmazione varesina. Qui ha preso la specialità ma, non contento, ha deciso di perfezionare la preparazione con una seconda specializzazione in tossicologia. Queste sue qualifiche, unite alle esperienze maturate all’estero, alla naia da ufficiale medico e a diverse ricerche in campo scientifico, gli hanno valso la "chiamata" dal quartier generale di Bruxelles.
«Erano i tempi dell’attacco alle torri gemelle, c’era il timore di un attacco chimico, radiologico e batteriologico – ricorda il dottor Severgnini – fui contattato da Bruxelles perchè entrassi a far parte di una squadra di consulenti. Il nostro compito era, ed è tutt’ora, quello di dare consigli e soluzioni a problemi di natura sanitaria davanti a potenziali attacchi del terrorismo internazionale. Per esempio, abbiamo studiato le possibili conseguenze di un attacco a un sito in Iraq dove si pensava fossero custodite armi non convenzionali. Il nostro lavoro, però, serve per affrontare incidenti che possono capitare anche in zone non di guerra». In Italia, per esempio, si è costruita una rete pronta a intervenire per reagire in caso di avvelenamenti e intossicazioni.
Le sue capacità di anestesista rianimatore, capace di reagire velocemente all’emergenza, e di tossicologo lo hanno fatto entrare di diritto nel gruppo di esperti civili: « Dal 2010, però, la mission della Nato è profondamente cambiata – spiega il medico – con la Conferenza di Lisbona, gli obiettivi si sono ampliati: non più solo deterrente militare ma anche partner nella ricostruzione civile e sociale di un paese. Si è capito che il ruolo esclusivamente bellico non poteva giustificare a lungo questa organizzazione, per cui si sta investendo su compiti di ricostruzione e di intelligence. Sono obiettivi certamente con tempi di attuazione più lunghi ma che possono portare a risultati più incisivi nel campo della stabilità di un territorio».
Così, per esempio, si è cercato di fare in Afghanistan dove, oltre all’appoggio militare, si sono esportati tecnologia, know how per infrastrutture, così da lasciare un paese in grado di camminare con le proprie gambe: « Oggi, il nostro compito è quello di approfondire scenari di emergenza ma anche di ricostruzione. Insomma è un lavoro di "intelligence"».
Il dottor Severgnini, però, non studia solo scenari di guerra reali ma anche come reagire a ipotetiche emergenze in casa nostra: « Nell’autunno scorso ho partecipato a un esercitazione a Napoli, voluta dal Ministero dell’Interno per testare la macchina in caso di attacco radiologico. Un test complesso ma portato avanti con successo grazie anche all’elevata professionalità dei Vigili del Fuoco».
E dopo una full immersion tra virus letali e bombe chimiche, il dottor Severgnini torna alla tranquilla normalità del Circolo e dell’attività di ricerca. Pronto a ributtarsi in nuove missioni
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