Videoconferenze tra Cleveland e l’ospedale di Circolo
Saranno otto gli incontri tra specialisti della cardiochirurgia diretta dal professor Beghi e i colleghi dell'Heart Center della Cliveland Clinic Foundation
Si consolida la collaborazione tra l’Heart Center della Cleveland Clinic Foundation e la Struttura complessa Cardiochirurgia dell’Ospedale di Circolo di Varese, diretta dal prof. Cesare Beghi.
Dopo i primi contatti avviati lo scorso anno, quando tre celebri cardiochirurghi statunitensi
erano venuti in visita a Varese, quest’anno sono in programma otto videoconferenze dedicate ad
altrettante tematiche cardiologiche e cardiochirurgiche. Il primo appuntamento, dedicato alle stenosi aortiche, si è svolto questo pomeriggio, alle 13.00, con un collegamento diretto tra Cleveland e l’aula del Dipartimento di Scienze chirurgiche e morfologiche al piano terra del monoblocco.
L’iniziativa è stata organizzata dal prof. Beghi, in stretta collaborazione con l’Università
dell’Insubria.
L’interazione tra le due strutture si è concretizzata anche in periodi formativi di cardiochirurghi e
tecnici perfusionisti del Circolo direttamente all’Heart Center di Cleveland, per affinare le proprie
competenze in quello che, dagli anni Novanta, è considerato il più importante centro di riferimento
per le patologie cardiache.
«La collaborazione avviata tra Varese e Cleveland è una grande opportunità per il nostro Ospedale
e soprattutto per la Cardiochirurgia – ha commentato il prof. Beghi – Non posso che ringraziare il
prof. Brian Griffin e tutti i suoi colleghi cardiologi e cardiochirurghi che hanno accolto il mio invito a tenere queste lezioni a distanza».
Una collaborazione, inoltre, che acquisisce un valore aggiunto: «La Cardiochirurgia dell’Ospedale
di Circolo – ha tenuto a precisare Beghi – sta crescendo, e iniziative come questa lo confermano,
così come i dati di attività: nel 2012 abbiamo eseguito 530 interventi, assolutamente in linea con
l’anno precedente, registrando peraltro un aumento dell’indice di case mix, che esprime il grado
di complessità degli interventi. E anche nel primo trimestre di quest’anno i dati corrispondono
perfettamente alla media. In particolare, tengo a sottolineare che questi risultati sono possibili
grazie alla preziosissima e insostituibile collaborazione con la Terapia intensiva cardiochirurgica, che ci permette di operare pazienti che sono sempre più complessi, sia perché sono spesso pazienti pluripatologici, sia perché sono aumentati moltissimo i grandi anziani. In entrambi i casi, è indispensabile un’analisi scrupolosa di approfondimento prima dell’intervento e un’attenta gestione d’equipe nella fase postoperatoria, con il coinvolgimento anche di altri specialisti. La nuova sfida per i reparti cardiochirurgici come il nostro – conclude Beghi – non è più rappresentata da interventi come la ricostruzione delle valvole aortica o mitrale o dal trattamento delle patologie dell’aorta, ma dalla possibilità di sottoporre con successo a questi interventi pazienti sempre più complessi, offrendo loro il ritorno ad una vita di qualità”.
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