I silenzi senza prezzo del cacciatore di sorrisi

Michele Mozzati, del famoso duo "Gino e Michele" ha preso casa in paese. Qui viene per incontrare gli amici e vivere i silenzi che lo ispirano. Una presenza che si è svelata poco alla volta

orino michele mozzatiIn comune con Orino ha una passione: lasciare le cose come stanno, senza togliere l’anima dei luoghi; anzi, preservandoli dal tempo che scorre tranquillo, come sepolti da una nevicata che da questa parti può essere di neve o di foglie, e che tra poco avverrà.
Michele Mozzati (nella foto) ha scelto questo paese come buen ritiro – lo ha detto nel corso della breve intervista per #141tour – ma forse sono state proprio queste strette viuzze e la tranquillità di un tempo, a farsi scegliere.
C’è modo e modo di presentarsi ad un paese che ha tanti abitanti quanti ne conta un palazzone di Milano: Orino è una famiglia allargata, con le sue portinaie, i suoi custodi e gli immancabili ospiti che di tanto in tanto entrano senza bussare alla porta. E che spesso decidono di non uscire più.
Lui non lo sa – però lo immagina, perché di fantasia ne ha da vendere – ma in paese è conosciuto come il Mozzati, vale a dire il 50 per cento del duo “Gino e Michele” (Gino di cognome fa Vignali): quelli della faccenda che Anche nel loro piccolo le formiche si incazzano, della Smemoranda comprata nuova e che si “gonfiava” fino a scoppiare alla fine dell’anno scolastico e di Zelig, solo per dire alcune delle opere firmate a quattro mani e che hanno condizionato il tempo libero di milioni di italiani.
orino michele mozzatiE come un uomo di montagna, di quelli che non hanno la smania di presentarsi, ha avuto l’estro di farlo nientemeno che dalle pagine del Corriere della Sera, giornale di famiglia per chi sta sotto la Madonnina, così amato che tanti milanesi amano sfogliarlo fresco, alle 7, quando te lo portano sullo zerbino di casa che profuma ancora di stampa.
Il fatto che il Mozzati (“quello di Zelig, Bisio: hai presente? Proprio lui!, ma pensa”) avesse preso casa in paese era cosa, se non nota, perlomeno nell’aria, a partire da qualche anno fa.
Ma qui siamo tra valligiani, un po’ orsi e un po’ lupi: gente buona e sincera, ma anche diffidente: perlomeno vedere, per credere.
Difatti, a dare il colpo di grazia alle dicerie fu, nel 2010, proprio un articolo made in via Solferino.
L’argomento del momento era l’invasione dei gamberi della Louisiana catapultati anni fa da qualche acquario direttamente nel lago di Varese: bestioni rossi e cattivi che si riproducono velocemente mangiando tutto, anche i piccoli e mansueti crostacei d’acqua dolce di casa nostra, quelli grigi. L’intervento, su due colonne, venne firmato proprio da Gino e Michele, anche se quest’ultimo si svelò solo in parte come il reale autore del pezzo.
orino michele mozzatiTuttavia, per tutti i lettori attenti alle voci di paese, quell’articolo fu la conferma ufficiale dell’arrivo in loco del concittadino illustre: la prova del nove era contenuta come in un messaggio in codice quasi dettato per informare quanti sapevano e non sapevano; furono sufficienti alcune informazioni di massima: bastò qualche riferimento generico fra le righe dell’elzeviro: sono sul lago, dalle parti del Campo dei Fiori. Sono nel mio “buen ritiro”. Insomma: io sono qui.
E da allora cominciò alla luce del sole una liaison che viene vissuta periodicamente da amici e conoscenti che il Mozzati si è fatto, fra la piazza e il macellaio, fra la Rocca e il Pian delle Noci: una presenza inpunta di piedi, rispettosa ed elegante come la mano che ha portato a compimento la casa pensatoio in cui ama vivere a periodi, per godersi il suo silenzio senza prezzo.
E con un solo limite: lasciare tutto com’è, perché questo è quanto gli basta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Settembre 2013
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