Lavoratori interinali, i sindacati chiedono l’osservatorio regionale per Aermacchi
Secondo la rsu, il fatto che l'azienda continui a fare ricorso a personale esterno e a subappalti disorienta i lavoratori. Dopo lo sciopero la rsu ha chiesto un confronto con i livelli dirigenziali regionali
«Quello sciopero lo hanno voluto i lavoratori perché in azienda c’è un disagio evidente». Savino Tesoro del coordinamento Fiom della rsu dell’Alenia Aermacchi sa benissimo che quando sono i lavoratori a mobilitarsi spontaneamente questo significa che il malessere ha raggiunto il culmine. Il problema non è lo straordinario obbligatorio per due sabati al mese, perché in condizioni normali, se c’è bisogno, i lavoratori quel sacrificio lo fanno già volontariamente. Straordinari obbligatori e appalti esterni sono infatti regolati da un accordo quadro siglato a livello di gruppo che si applica in particolari situazioni congiunturali o di emergenza. «Il verbale che abbiamo firmato – continua Tesoro – riguardava appunto situazioni straordinarie, congiunturali, ma il fatto che l’azienda continui a fare ricorso a personale esterno e a subappalti disorienta i lavoratori. Se c’è bisogno di personale in più e si ricorre a subappalti esterni con questa continuità, vuol dire che quello che c’è non basta e allora è il momento di far crescere alcune professionalità all’interno dell’azienda».
L’Alenia-Aermacchi, azienda del gruppo Finmeccanica, dà lavoro a 1.700 persone di cui 800 in produzione, è leader mondiale nel settore degli aerei addestratori e produce anche componenti per altri produttori, come le gondole per i motori dell’Airbus 320. Si tratta dunque di una lavorazione strategica per il Paese che richiede professionalità specifiche che non si acquisicono in poco tempo. I lavoratori somministrati dalle agenzie all’Aermacchi oltre a lavorare ad "intermittenza" sono in gran parte rumeni e quindi non parlano italiano, questo aspetto mette in difficoltà i dipendenti che devono trasferire certe informazioni nelle varie fasi di lavorazione e giustificherebbe anche la necessità dei sabati obbligatori. «Quando il personale somministrato arriva in azienda – continua Tesoro – nella maggior parte dei casi si affida agli interpreti e quindi una quantità importante delle informazioni tecniche si perdono. Ma la cosa più grave è che questi lavoratori vengono fatti lavorare con gli orari più assurdi, obbligando noi ad essere presenti. Ecco da dove nasce l’esasperazione dei dipendenti, dalla mancanza di chiarezza da parte dell’azienda».
La straordinarietà della situazione, come prevista dall’accordo quadro, secondo il sindacato dei metalmeccanici si sarebbe tramutata in una situazione di normalità, motivo per cui la rsu ha chiesto l’intervento dell’osservatorio regionale, un livello più alto della dirigenza, diretta emanazione dell’amministratore delegato, per avviare un confronto su questi specifici punti. «Solo così potremo avere risposte – conclude Tesoro- perché l’osservatorio ha uno sguardo più ampio, non limitato alla produzione aziendale di Venegono. Lo chiediamo per il bene di tutti perché a livello aziendale si è rotto qualcosa».
I sindacati (Fiom Cgil e Fim Cisl) hanno deciso di alzare il tiro perché di fatto alcune decisioni non vengono più prese nella sede di Venegono, come conferma Graziano Resteghini della Fim Cisl. «Lo sciopero è stato un segnale del disagio nella gestione organizzativa è chiaro che ora c’è una grande attesa. Il rapporto tra azienda e sindacato si sta burocratizzando e questo non è positivo per nessuno, nè per i lavoratori nè per l’azienda stessa. E poi c’è il contesto: lo spostamento della sede legale a Venegono non ha portato uno spillo di lavoro in più, mentre il nostro indotto soffre da quando la gestione delle forniture è stata centralizzata. Il territorio ha bisogno di esser tenuto vivo per tutti, anche per l’Aermacchi».
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