“Siamo tutti dislessici?”

Carlo Petitti dell'associazione Spazio Magico di Malnate invita ad una riflessione sul rischio di un utilizzo "magico" della dislessia, e di un approccio superficiale al problema del disagio scolastico

"Ho sentito con le mie orecchie questo commento di una mamma: “Mio figlio sta facendo gli esami della dislessia; speriamo che gliela trovino, altrimenti vuol dire che è deficiente!”.
Se l’alternativa è questa, siamo tutti d’accordo: speriamo che sia dislessico!"

Il professor Carlo Petitti (nella foto qui a fianco), dell’Associazione "Spazio Magico" di Malnate  racconta questo aneddoto per invitare ad una riflessione sull’importanza di una corretta analisi di quella che resta una sindrome non sempre facile da diagnosticare.

"E’ un fatto – spiega Petitti – che, da qualche anno a questa parte, le diagnosi di dislessia sono aumentate in modo esponenziale: perchè? Viene quasi il sospetto che la diagnosi di dislessia faccia comodo a qualcuno. Ma a chi? Al sistema sanitario? Ai suoi operatori? Al sistema scolastico? Ai suoi operatori? Al bambino in difficoltà? Alla sua famiglia?
Potrà sembrare paradossale, ma per certi versi può davvero far comodo a tutti".

Utilizzo "magico" della dislessia
"La dislessia è una cosa seria, ed io, sia ben chiaro, concordo senza riserve sul fatto che sia opportuno e doveroso riconoscere i portatori di Disturbi Specifici dell’Apprendimento e aiutarli in modo adeguato nei loro processi di scolarizzazione.
Vorrei però riflettere sulla tendenza che si sta affermando verso un utilizzo magico della dislessia, che a volte rischia di giustificare impropriamente un approccio superficiale al problema, diventando la panacea di tutti i mali e i disagi scolastici.
Vi sono alcune ragioni che facilitano l’utilizzo "magico" di questa sindrome:
1. L’eziologia è complessa, per molti versi ancora incerta. Si fanno ancora ipotesi diverse sulla sua origine e le sue cause.
In ogni caso la sindrome non è ad oggi accertabile con un esame neurologico, e viene diagnosticata in base a test prestazionali, basati su correttezza, velocità e comprensione della lettura. Sappiamo però come qualsiasi test prestazionale, per quanto venga somministrato correttamente da personale esperto, possa essere condizionato da molti fattori diversi, di tipo emotivo, relazionale, ma anche socioculturale, motivazionale, eccetera. Può succedere che il risultato del test sia compatibile con una diagnosi di dislessia, pur essendoci cause diverse che provocano una difficoltà di lettura; e questo può succedere più frequentemente se l’esaminatore vuole, o più semplicemente si aspetta, un certo risultato.

2. Alcuni protocolli di intervento sono relativamente semplici da somministrare, in quanto utilizzano per lo più procedure informatiche standardizzate: questo naturalmente semplifica il compito dell’operatore, e sovente diventa una rassicurazione per insegnanti e genitori, che evitano di veder messo il crisi il proprio “modus operandi” e possono delegare al computer una buona parte della funzione di cura del disagio.
3. Bambino, famiglia, istituzione scolastica si sentono “presi in carico”: soprattutto viene loro assicurato che la causa del disagio ha motivazioni scientificamente spiegabili, e di norma curabili, come un’influenza o una parotite. Il disagio viene etichettato e catalogato in modo comprensibile e socialmente accettabile.
4. L’evoluzione della tecnologia permette ora di accedere con facilità ad un elevato numero di strumenti compensativi (audiolibri, video…), che tra l’altro sono estremamente compatibili con le modalità di comunicazione oggi utilizzate da internet.

Questi ed altri motivi facilitano la diagnosi e fanno sì che essere dislessico possa diventare in qualche caso quasi desiderabile".

Effetti collaterali
"Comunque – prosegue Carlo Petitti –  se ci fosse solo l’aspetto rassicurante e sdrammatizzante, niente di male: avremmo nelle scuole qualche “deficiente” in meno e un maggior numero di bambini che si sentono presi in carico.
Il fatto è che, purtroppo, vedo alcune controindicazioni ed effetti collaterali:
1. Se un bambino viene impropriamente trattato come un dislessico, e si abitua ad utilizzare con troppa frequenza strumenti compensativi, diventerà con ogni probabilità un pessimo lettore: sarà quindi privato di un magnifico strumento di piacere (che bello perdersi in un buon libro!) e di accesso alla cultura; d’accordo, adesso prevale la cultura dell’immagine ma, accidenti, leggere rimane uno strumento fondamentale, e dovere fondamentale della scuola rimane quello di insegnare ad amare la lettura.
2. Come detto in precedenza, le cause di una difficoltà nella lettoscrittura possono essere molteplici: possono avere origini relazionali o comportamentali; possono contenere importanti ragioni motivazionali; possono essere legate a un semplice ritardo nell’evoluzione psicomotoria ecc. Il bambino prova un disagio ed è possibile che elabori come sintomo la difficoltà in questione. Ora però se noi trattiamo il sintomo in modo tecnico, senza approfondire quale possa essere la causa scatenante, può essere, come a volte accade in medicina, che il sintomo scompaia, ma il disagio rimanga; e se il disagio rimane e non viene in qualche modo elaborato troverà sicuramente altre strade, altri sintomi per esprimersi, e non è detto che non siano sintomi peggiori di una difficoltà nell’apprendimento nella lettoscrittura.
Allora forse vale la pena di essere, o rimanere, ossevatori attenti, curiosi, senza cadere nella tentazione di semplificare troppo: la magia, usata con garbo, come nelle fiabe, può essere d’aiuto; ma se ne abusiamo, il rischio è quello di trasformare il principe in un rospo.
Credo anche che dobbiamo "nutrire" la nostra capacità di distinguere i problemi reali dalle mode: fino a non molto tempo fa era di moda l’ADHD, e molti bambini sono di colpo diventati iperattivi.
Ora è il turno dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, forse perchè recentemente hanno fatto qualche corso di aggiornamento di troppo per psicologi e insegnanti: quanti dislessici o discalculici dovremo contare fino alla prossima moda?
Non dico di non affrontare il problema, ci mancherebbe; soltanto di fare attenzione a non farsi abbagliare dalla “magia” del momento".

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Associazione "Spazio magico", via Dante 1/A Malnate. Si riceve su appuntamento.
Per informazioni telefonare:
lunedì dalle 8,30 alle 12,30
giovedì  dalle 14,00 alle 18,00
ai numeri 349 2344 384 – 031 942148

www.carlopetitti.it – mail: carlitti@libero.it

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Pubblicato il 30 Settembre 2013
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