Un bollino del ministero sul prodotto sostenibile
Alla Carlsberg Italia di Induno Olona si è parlato della certificazione della sostenibilità ambientale dei prodotti industriali
Quando viene presentato un bilancio di sostenibilità, non è sempre facile distinguere l’incidenza che ha il marketing rispetto alla reale sensibilità ambientale di un’impresa. Se da una parte Alberto Frausin, amministratore delegato di Carlsberg Italia, porta dati certificati circa la sostenibilità dell’azienda che dirige, dall’altra c’è un consumatore che spesso non è in grado, e non per sua colpa, di misurare l’impatto ambientale di un prodotto. «È difficile distinguere bene ciò che è green da ciò che non lo è – dice Fabio Iraldo direttore di ricerca Iefe dell’Università Bocconi-. Il consumatore in genere non si fida e compra il prodotto green solo quando è evidente che migliora l’impatto ambientale. Allora diventa determinante l’aspetto concreto, pensiamo a un noto produttore di dentifricio che ha eliminato dalle sue confezioni il packaging in cartone».
Un ruolo importante per sostenere le strategie ambientali delle aziende può giocarlo l’ente pubblico che, certificando il produttore con una sorta di bollino, permetterebbe al consumatore di scegliere un determinato prodotto con maggiori garanzie. «C’è una task force di esperti che sta lavorando su questo tema – spiega Annalidia Pansini del ministero dell’Ambiente -. Abbiamo già pubblicato due bandi per la certificazione: c’è un ente terzo che certifica l’azienda e il ministero ne valida il processo. L’acqua San Benedetto, ad esempio, è una delle aziende che avrà il logo sulla bottiglietta». Alle imprese però è richiesto un impegno forte, soprattutto nella fase della raccolta dati, ed essendo spesso di piccole dimensioni abbandonano il percorso di certificazione previsto dal ministero perché troppo oneroso.
«In Italia puoi rimanere solo se produci qualità – conclude Fabio Renzi segretario generale di Symbola – e noi ne siamo capaci, lo dimostrano i dati dell’export. I bilanci di sostenibilità però non bastano, occorre ancora la cara e vecchia reputazione».
(Foto, da sinistra il giornalista Luigi Rubinelli che ha condotto il dibattito, Fabio Iraldo, Alberto Frausin, Pansini, Vittorio Gandini e Fabio renzi)
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