Avere una villa a Varese era come avere un palco alla Scala

Pietro Macchione Editore inaugura la nuova collana "I diamanti". Il primo libro "Varese bella e indimenticabile" è dedicato alle meraviglie della Città Giardino

pietro macchione editore

L’editore Pietro Macchione l’ha chiamata “I diamanti” per sottolineare il valore e il pregio delle pubblicazioni che faranno parte di questa nuova collana. Il primo volume dal titolo “Varese bella e indimenticabile”, già nelle librerie, è un racconto per immagini in bianco e nero della città negli Anni Trenta. Foto nitide, nonostante il tempo trascorso, alcune delle quali in grado di far rivivere luoghi che il tempo ha completamente trasformato e in alcuni casi cancellato.
Macchione ha pescato nel suo archivio immagini preziose, in grado di testimoniare il profondo cambiamento socioeconomico avvenuto a Varese nel giro di pochi decenni: da meta del buon vivere dei villeggianti milanesi – la città era chiamata la Versailles di Milano – a capitale simbolica del manifatturiero italiano.

Un tempo Varese pensava in grande, basti vedere l’immagine delle sontuose quinte realizzate nel 1901 per l’ultima Espozizione varesina, una tra le più significative testimonianze dell’amore della città per il commercio. Luoghi che non esistono più, come la Malpensata, un grande edificio costruito nel 1800 per ospitare i commercianti e abbattuto per fare il tribunale. E ancora, lo splendore del Palace Hotel e del Kursaal, entrambi sul colle Campigli, dell’Hotel Excelsior, aperto nel 1874 in una villa storica, e poi restituito al  nome originale, ovvero Villa Recalcati oggi sede della Prefettura e dell’ex Provincia. I villeggianti avevano di che divertirsi: potevano andare a schettinare al Kursaal o a scommettere sulle corse di galoppo, sport molto apprezzato considerato che la città ha avuto ben tre ippodromi. Prima delle Bettole a Biumo Inferiore, impianto ancora in attività, c’erano quelli di Casbeno e Masnago, dei quali rimangono ancora alcune tracce.

«A Varese all’inizio del ‘900 – spiega Macchione – venivano personaggi da tutto il mondo. Era un turismo ricco che prediligeva il mese di settembre per i suoi colori, ma la città era amata anche per l’aria salubre e l’ambiente naturale di grande fascino, non è un caso che negli anni Trenta nasca il mito della Città Giardino».
Il libro è arricchito con scritti di Gianni Rodari, Piero Chiara e Indro Montanelli che, in un articolo apparso sul “Corriere della Sera” il 2 gennaio 1965, definisce Varese una città dalle due anime. «Una villa da queste parti – scriveva il famoso giornalista – è insieme un delizioso rifugio ed una invidiabile situazione, il segno di raggiunto benessere, l’emblema del fido in banca, come il palco alla Scala. E infatti ce ne sono settemila, in provincia, con relativi giardini che appartengono a milanesi o bustesi arricchiti. Ma Varese ha sentito il richiamo dell’industria, ci si è buttata a capofitto, e ha voluto la sua città irta di grattacieli».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Ottobre 2013
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