Divisi tra due campanili

La storia di un immobile tagliato letteralmente in due, dove ci si ritrovava a cenare nel Comune di Maccagno Superiore e ci si coricava a Campagnano

La storia che voglio raccontarvi stasera ha veramente dell’incredibile, tanto che forse poteva capitare solo in questo nostro paese.
Nel girovagare tra le notizie che dopo l’unità d’Italia hanno contraddistinto Maccagno, mi sono imbattuto in un paradosso tutto locale, già narrato ma che – nonostante tutto – non perde la sua carica emotiva. Ho più volte detto delle vicissitudini storiche che fino al 1927 hanno contrassegnato i cinque diversi Comuni che amministravano il territorio che oggi noi conosciamo come unitario: Musignano, Campagnano, Garabiolo, Maccagno Superiore ed Inferiore rappresentavano esperienze ed orgogli diversi che sopravvivevano nel tempo. Curiosando però nelle mappe custodite negli archivi, ci è balzata agli occhi una situazione davvero particolare: nell’estratto della cartina che riportiamo si vede la proprietà di un immobile tagliato letteralmente in due dal confine che separava i Comuni di Campagnano e di Maccagno Superiore.
Ho provato a saperne di più, scoprendo come spesso la realtà supera di gran lunga la fantasia. La casa in oggetto è posta in località Piantonazzo, di proprietà della famiglia Minelli – Saredi: come dicevo, questa strana vicenda ha avuto così più di un singolare avvenimento. Il più immediato e forse più banale era proprio questo: caso abbastanza unico dalle nostre parti, ci si ritrovava a cenare nel Comune di Maccagno Superiore e ci si coricava a Campagnano.
Avanti di questo passo vi invito ad immaginare tutta la vita quotidiana divisa in pochi metri da un’immaginaria linea di confine che talvolta poteva diventare ingombrante. Come? Ora lo vedremo, e forse capiremo che razza di guazzabuglio questa situazione andava realizzando.
Oggi fa sorridere una divisione che, di fatto, non esiste: ma ricordo che la linea di confine segnava anche la giurisdizione ecclesiastica della Parrocchia di San Materno del capoluogo e quella montana di San Martino. Quando arrivava l’ora canonica delle benedizioni natalizie il dilemma tornava a ripresentarsi: a quali dei due sacerdoti reggenti spettava il compito di visitare quella casa? E magari, perché non provare a dividersi contemporaneamente le stanze separate anche fisicamente da una scala?
Non era questo però l’unico caso controverso: mi vengono, infatti, in soccorso almeno altri due esempi che dovrebbero servire ad illuminare una situazione proprio ingarbugliata. Proviamo ad immaginare se la casa veniva colpita da un lutto: a chi toccava la salma del caro estinto? In quale Cimitero doveva essere destinato? La risposta più facile sarebbe quella di stabilire in quale porzione del fabbricato era avvenuta la disgrazia.
E’ ovvio che sto scherzando su di una questione tanto seria, ma il problema esisteva, eccome. Anche la scelta del Sindaco rappresentava un rompicapo amministrativo: gli abitanti di quella casa, quale primo cittadino dovevano scegliersi? C’entrava la comodità di raggiungere un seggio piuttosto che un altro, ma anche la certezza di accaparrarsi un po’ di preferenze in più: in fondo, bastava scegliere da che parte stare.
Come anticipato, a mettere ordine arrivò il Regio Decreto del dicembre 1927 che riunì in un solo Comune i diversi territori, e così un po’ di tranquillità entrò anche in una casa contesa da due parti, secondo le esigenze. Farà un po’ sorridere ricordare queste vicende di un tempo andato, ma la storia sa lasciarci anche questi insegnamenti. Molti maccagnesi ignoravano certamente questa vicenda, e chissà che proprio da qui possa partire la riscoperta di un territorio ricco di spunti e di aneddoti.

Appena sopra Veddo e giunti a Piantonazzo, proviamo per un momento ad immaginare che proprio da qui, neppure cento anni fa, passava un confine che ha saputo creare un mare di fastidi a chi occupava ignaro un’anonima abitazione di campagna. Meno male che ora, quel confine, lo si sposterà molto più a nord…

tratto dal profilo Facebook del sindaco di Maccagno Fabio Passera

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Dicembre 2013
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