Rimborsi, ecco chi (e perché) ha speso bene i soldi pubblici

Il provvedimento dei pm di Milano delinea con precisione quali spese siano ammesse dai consiglieri regionali, e stila un elenco in 13 punti dei comportamenti leciti, tra cui i convegni e l'uso di blog e siti internet

L’uscita dal tritacarne mediatico delle inchieste, per 32 consiglieri ed ex consiglieri lombardi, è stata accolta con soddisfazione dagli interessati. Se Raffaele Cattaneo ribadisce la propria estraneità con un comunicato, oggi accolgono con soddisfazione il provvedimento anche quei consiglieri, come Giuseppe Adamoli, che erano in consiglio nelle passate legislature, e che si erano ritrovati tirati in ballo, a carriera oramai conclusa. Dalle prime notizie circolate ieri, non erano riscontabili tutti i i nomi che usciranno dalle more dell’indagine, che tuttavia vi riproponiamo per chiarezza.

VERSO L’ARCHIVIAZIONE
Uslenghi Domenico, Mauro Rosi, Belotti Daniele, Cattaneo Raffaele, Borghini Gianpietro, Azzi Rienzo, Carugo Stefano, Farioli Gianluigi, Rossoni Giovanni, Bettoni Valerio, Marcora Enrico, Scotti Mario, Adamoli Giuseppe, Alloni Agostino, Benigni Giuseppe, Civati Giuseppe, Concordati Gianfranco, Fabrizio Maria Grazia, Galperti Guido, Guidani Dionigi, Mirabelli Franco, Pedrazzi Fortunato, Pizzetti Luciano, Prina Francesco, Santantonio Fabrizio, Tosi Stefano, Valmaggi Sara, Villani Giuseppe, Viotto Antonio, Arosio Edgardo, Serafini Giancarlo, Alfieri Alessandro, Porcari Carlo. 

L’ex leghista Domenico Uslenghi, è addirittura deceduto. Gigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio, fu in consiglio regionale per Forza Italia. Altri sono parlamentari. Altri ancora, 52 persone, vanno invece verso il rinvio a giudizio.

QUALI SPESE SONO REATO E QUALI NO

L’aspetto più interessante della decisione dei pm milanesi, e che potrebbe fare scuola, è il criterio seguito per distinguere le spese lecite da quelle non lecite.
Nel provvedimento, i pm scrivono che hanno analizzato numerosissima documentazione, e che hanno ritenuto fuori dal reato di peculato le spese che avessero 13 tipologie di beni o servizi: «La scrupolosa e attenta analisi della documentazione, le giustificazioni degli indagati e l’interpretazioni delle leggi» ha portato a ritenere giustificabili le spese per acquisti di pubblicità sui mass media, di telefoni e computer, di materiali di consumo come i toner, i volantini o i manifesti. Ma anche le spese per la gestione dei siti Internet e dei social network sono regolari e confacenti alla tipologia di utilizzo per il mandato politico, così come i software informatici, le bollette telefoniche, i francobolli, le marche da bollo, i giornali e le riviste che servono a informarsi. Inoltre seminari corsi, convegni e spese per gli spostamenti dedicati ai medesimi. Per questo anche l’affitto di sale per convegni è regolare, così come i pranzi o i rinfreschi collegati a tali eventi. Sono regolari le spese di locazione per la segreteria politica del consigliere. Vanno bene i pranzi e le cene se contestualizzati nell’ambito di un evento politico esterno, di rappresentanza del gruppo consiliare di appartenenza o della commissione consiliare di cui l’indagato e membro.

Un altro criterio per l’archiviazione è quello legato a spese che avessero un importo talmente modesto, tale da rendere «l’approccio dell’indagato estraneo a quella volontà di approfittamento illecito delle risorse pubbliche». Ritenendo, al contrario, «sussistente il dolo appropriativo» nei casi in cui, le spese sostenute dal consigliere, evidenziassero il perseguimento di un interesse palesemente personale «anche per carenza di una motivazione alternativa». Il riferimento normativo è la legge regionale 34 del 1972, integrata dalla 17 del 1992. 
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Dicembre 2013
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