Processo Finmeccanica, Haschke patteggia 22 mesi di reclusione

Prima condanna nella vicenda che vede l'ex-Ad di Finmeccanica e Agusta Westland Giuseppe Orsi e l'ex-direttore Bruno Spagnolini accusati di corruzione internazionale per la vendita di 12 elicotteri al governo indiano

Mentre in aula continua il processo per corruzione internazionale nei confronti dell’ ex-amministratore delegato di Agusta Westland, Giuseppe Orsi e dell’ex-direttore Bruno Spagnolini, per l’ottenimento di una commessa da 12 elicotteri A101 Vip per il trasporto delle alte cariche governative indiane, Guido Ralph Haschke – il consulente italoamericano residente in Svizzera al centro del procedimento per le presunte tangenti sull’appalto da 560 milioni – ha chiesto il patteggiamento a un anno e 10 mesi di reclusione per lo stesso reato, dopo aver ottenuto il parere favorevole della procura di Busto Arsizio. La decisione verrà presa dal giudice per l’udienza preliminare Alessandro Chionna nell’udienza già fissata per il prossimo 11 aprile. L’accordo raggiunto con la procura, hanno spiegato le fonti, prevede che non venga concessa la sospensione condizionale.

Si tratta di uno snodo fondamentale nella vicenda delle presunte tangenti che la procura sostiene siano state pagate a funzionari indiani attraverso i contratti di consulenza e di offset "gonfiati" ad hoc per giustificare l’uscita di milioni di euro dalle casse della società di Finmeccanica. Secondo la Procura, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, le tangenti sarebbero state pagate attraverso due gruppi di società realizzate al fine di far transitare i soldi fino a conti esteri situati in paradisi fiscali. Nel caso di Guido Hashke si parla di circa 28 milioni di euro dei quali circa 15 sarebbero andati alla famiglia dell’ex-capo di stato maggiore dell’aeronautica indiana Sashi Tyagi che in India è indagato a sua volta. L’altra parte di tangenti (circa 30 milioni euro) sarebbe transitata attraverso l’altro consulente Christian Michell. Finmeccanica, AgustaWestland e i principali indagati hanno invece sempre respinto le accuse, sostenendo che i contratti fossero relativi a consulenze ingegneristiche realmente effettuate e documentate, e che nemmeno un euro sia finito a funzionari indiani.

Il processo si avvia, intanto, al giro di boa con l’esaurimento dei testi dell’accusa. Nell’udienza di lunedì sono stati sentiti i due periti dell’accusa Nicola Lorito e Antonio Cutolo, esperti di finanza che hanno esaminato i flussi di danaro, le società Ids Tunisia, Ids India, Aeromatrix, Interstellar per arrivare alla conclusione che gran parte dei soldi sborsati da Agusta Westland per consulenze e opere di ingegneria sarebbero finiti, in realtà, su un conto alle Mauritius per poi arrivare su un conto in una banca di Lugano ed essere trasformati in soldi contanti che prendevano la via dell’India. «Non è possibile tracciare o collegare i pagamenti alle prestazioni – hanno spiegato i consulenti – mancano gli ordini e le fatture sono troppo generiche. Non mi era mai capitato poi di vedere che il pagamento delle fatture venisse sottoposto all’amministratore delegato. In più l’attività di controllo su questo contratto era affidata ad Attilio Garavaglia, ex dirigente Agusta in pensione, e a libro paga di Ids Tunisia".

Oggi, invece, è stato il turno del maresciallo del Noe Giuseppe Di Venere che ha eseguito le indagini prima per la Procura di Napoli e poi per quella di Busto Arsizio, quando questa fu spostata per competenza territoriale. Di Venere è stato l’uomo ombra di Orsi, Spagnolini, Haschke, Gerosa, Michell e Giuly Tyagi. Insieme ai suoi uomini ha pedinato, ascoltato e ricostruito incontri e dinamiche legate all’affare degli elicotteri fino alla rogatoria in Svizzera con l’episodio grottesco del "finto malore" di Haschke che si corica nel letto a casa della madre vestito di tutto punto, per nascondere la famosa valigetta con tutta la documentazione nascosta. Il pm Fusco ha anche fatto ascoltare l’intercettazione nella quale Haschke e Gerosa simulano un eventuale interrogatorio – dopo aver appreso da articoli di giornale nel 2012 dell’inchiesta che li avrebbe travolti – nel quale cercano di trovare una versione di comodo per giustificare quei 15 milioni di euro alle Mauritius: "Non ci possono arrivare – dice Haschke non sapendo di essere ascoltato –  e se ci arrivano diciamo che li abbiamo fatti fuori per ballerine e champagne". Forse nella prossima udienza parleranno i due imputati Orsi e Spagnolini prima di iniziare l’audizione dei testi della difesa.

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Pubblicato il 03 Aprile 2014
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