L’uniforme fortunata del portaordini eroe
Fra le pieghe di una piccola mostra di divise, la storia appena accennata di uno dei tanti militari premiati per aver fatto il proprio dovere
Di lui conosciamo di certo il cognome: Soldani, carabiniere Soldani, e la funzione: portaordini. Non sappiamo il suo nome, forse Luigi, perché non se lo ricorda neppure il suo “scopritore”, il collezionista e storico militare Arnaldo Alioli, che nella sua casa di Casale Litta, di divise ne ha oltre 200. Ma la storia del “carabinieri mobilitato” – così era inquadrato il militare nell’Ultima guerra – a cui siamo arrivati per caso, merita di essere appena tratteggiata: si tratta di una vita da mediano, proprio come la canzone di Ligabue.
Solo che per quel carabiniere a cui è appartenuta la divisa da portaordini oggi esposta all’ingresso del comando provinciale di Varese, come per i tanti militari in tempo di guerra, c’era poco da stare allegri. Anzi, se ti capitava di venir inquadrato nei reparti “celeri” (vedi anche bersaglieri) poteva succedere che anziché “recuperar palloni”, venivi chiamato a portare ordini il più velocemente possibile, magari sotto l’acqua o la neve, quando ti andava bene; altrimenti anche sotto il fuoco nemico.
Bici, gambe, elmetto, coraggio e “gomme piene” (senza camera d’aria, così resistevano di più) erano gli alleati dei portaordini. E proprio ad uno di questi, un carabiniere, capitò di essere chiamato a recapitare un ordine ad alcune nostre unità che combattevano sul fronte Russo nella zona del Don.
Il nostro soldato non solo, quell’inverno del 1942, portò l’ordine di resistere a costo di ogni sacrificio ai reparti schierati nel villaggio di Arbuzov (Arbuzovka, nome della omonima battaglia), ma lo fece in maniera così rapida che grazie al suo intervento la linea del fronte riuscì a reggere l’avanzata dei russi, addirittura contrattaccando all’arma bianca, permettendo il ripiegamento di altre unità.
Come andò a finire, sul fronte russo, fa parte della storia di tante famiglie italiane: i nostri caduti furono oltre 80 mila (nella foto, la ritirata).
In guerra ci sono grandi battaglie, ma ogni soldato spesso ne vince diverse a titolo personale. E questa sua battaglia, Soldani la vinse: una lotta contro il tempo, ma verrebbe da aggiungere anche contro i – 50 del Natale sul Don nel 1942, sfidando i colpi dei cecchini e di mortaio: “Venne ferito, ma riuscì a tornare a casa, aiutato dai suoi commilitoni”, come racconta lo storico Alioli. La sua azione gli valse una medaglia di bronzo al valor militare.
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