“Dottore, vendo un rene”
È l'ultima di una serie di email arrivate al nefrologo dell'ospedale di Varese, dottor Donati. Sono sempre storie disperate che il medico cerca di arginare: «La vendita è vietata. Attenzioni ai rischi che si corrono»
Non è la prima che riceve e, purtroppo, non sarà l’ultima. Sono richieste impossibili che il dottor Donato Donati, nefrologo dell’ospedale di Circolo, riceve nella sua casella di posta.
Il tono non cambia: disperati, quasi all’ultima spiaggia, offrono parti del proprio corpo in cambio di denaro. L’ultima, in ordine di tempo, arriva da Cosenza e racconta di un uomo che ha perso tutto e non riesce a trovare la via per ricominciare. Sembra impossibile senza un soldo in tasca. E allora affida alla rete, a quel medico lontano, il suo ultimo appello: « a 42 anni dicono che siam vecchi. Se oggi le scrivo è perchè ho preso la decisione anche io di vendere un organo di me (reni-midollo -qualsiasi) mi accontenti a superare questa mia richiesta la prego ,non voglio farmi ricco,ma mi basterebbero anche 10.000 euro per iniziare a far qualcosa e riuscire a ricostruire qualcosa, dare una dignità soprattutto a mia moglie. La prego dottore mi aiuti».
Lasciano indirizzo, numero di telefono, email non sapendo o facendo finta di dimenticare che in Italia è vietato vendere organi, ignorando che la legge è molto severa e limita a donazioni tra parenti o quelle “samaritane” cioè effettuate dopo il controllo attento e scrupoloso di una commissione che ne certifichi la gratuità.
Per il medico di Varese è una triste corrispondenza a cui non dà nemmeno più seguito, pur non sottraendosi al suo ruolo di dottore e mette in guardia da siti o da paesi che pubblicizzano questo tipo di commercio senza garantire la tutela della salute dei pazienti: «Due sono gli aspetti da non sottovalutare: occorrono regole precise per assicurare che l’organo trapiantato sia sano e arrivi da persona sicuramente sana. Affidarsi a canali poco conosciuti comporta dei rischi».
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