Viaggio in Albania per sfatare i pregiudizi

Manuela fa parte dell'Unione pastorale giovanile bustocca che ha organizzato un viaggio nella missione di Blinshit guidata da don Enzo Zago e don Maurizio Cacciola. Il racconto di viaggio in una terra da scoprire

Riceviamo e pubblichiamo il racconto di viaggio di Manuela, una nostra lettrice che ha fatto parte del gruppo di 16 giovani dell’Upg Giovanni Paolo II della parrocchia del Redentore al seguito di don Luca Sorce nella missione di Blinshit gestita da don Enzo Zago e don Maurizio Cacciola. Oltre i pregiudizi per capire un Paese molto vicino a noi.

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I giovani del Redentore in viaggio in Albania 4 di 10

 Che cosa pensate sentendo la parola Albania?  Spesso questa terra è vittima di pregiudizi e luoghi comuni, eppure i nostri fratelli albanesi sono più vicini a noi di quanto possiamo pensare.  Quest’ anno in occasione delle vacanze estive, 16 giovani dell’UPG Giovanni Paolo II di Busto Arsizio, guidati da don Luca Sorce, sono partiti alla volta del paese delle Aquile, ospiti presso la "Misioni Katolik Dajani" di Blinisht, per un viaggio missionario e di conoscenza. Questa realtà, formata da tanti piccoli villaggi della zona, è affidata a Don Enzo Zago (parroco originario di Seregno) e Don Maurizio Cacciola , preti "Fidei donum" della diocesi di Milano in Albania. Questi due sacerdoti, insieme a missionari laici e ad organizzazioni presenti sul territorio, cercano con il loro lavoro e la loro preghiera di accompagnare la fede della gente, soffocata da oltre cinquant’anni di dittatura comunista con il regime di Enver Hoxha. Don Maurizio e Don Enzo continuano il lavoro di Don Antonio Sciarra, giunto in Albania dopo la caduta del regime, portando a questa terra aiuti economici e parole di speranza perché il deserto possa rifiorire.

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La nostra avventura è iniziata il giorno 2 agosto alle 4 del mattino: la direzione era il porto di Bari, dal quale siamo salpati con il traghetto alla volta di Durazzo, dove nel 1991, migliaia di albanesi partirono per l’Italia, stipati sulla nave "Vlora". È proprio qui che abbiamo avuto il primo impatto con questo popolo e ci siamo resi conto che lo stereotipo sviluppato da noi italiani è sbagliato. Infatti diverse persone erano pronte a raccontarci la loro storia, il motivo che li ha spinti ad emigrare e a condividere con noi questo viaggio in mare.  I giorni seguenti sono stati un susseguirsi di gite, scoperte, incontri. L’Albania ha conosciuto anni bui, fatti di persecuzioni, torture, privazioni rivolte a tutto il popolo e, in particolare, ai fedeli di ogni religione. Abbiamo incontrato testimoni, vittime del comunismo, che hanno saputo difendere la loro fede nascondendo simboli religiosi, rischiando la vita pur di rifiutare il modello di ateismo loro imposto, monache di clausura e suore, che oggi hanno il loro convento dove un tempo sorgevano le carceri del regime, luogo in cui molti albanesi sono stati torturati.

Densa di significato è stata la visita a Scutari, città del Nord, dove convivono fraternamente ortodossi, cattolici e musulmani. Abbiamo incontrato qui i frati francescani, l’Imam mussulmano e il padre ortodosso. Questa città è un esempio di come le differenze religiose non debbano essere pretesto di conflitto ma motivo di crescita nella diversità. Che incontri, che esperienze di vita! Abbiamo inoltre vissuto momenti di condivisione con la comunità di Gostime, villaggio nel sud dell’Albania.
Questo paese è anche ricco di bellezze naturali e paesaggistiche. Le forti contraddizioni che qui si vivono sono figlie della voglia di riscatto che questo popolo ha accumulato e sono una spinta verso il futuro di uno stato che ha già fatto tanta strada. Siamo ripartiti dall’Albania il giorno 10 agosto alla volta di Dubrovnik, città croata, dove ci aspettavano tre giorni di mare e turismo.

Faleminderit, Albania! (Trad: Grazie, Albania!)

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Agosto 2014
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