Intercettazioni e ore di video: così hanno preso i rapinatori
La Polizia ha individuato i tre presunti autori della rapina alla gioielleria Zaro di Gallarate: secondo le intercettazioni stavano per fuggire all'estero
L’auto usata per i sopralluoghi, le immagini delle telecamere, l’auto rubata usata per fuggire dopo l’assalto. Tre elementi, con cui gli investigatori del Commissariato di Gallarate sono riusciti a identificare i tre presunti autori del colpo alla gioielleria Zaro di Corso Italia, il 4 luglio 2014: in carcere a Milano sono finiti tre ventenni cittadini albanesi, residenti tra il Milanese e Tortona, in provincia di Alessandria.
Gli investigatori – di concerto con il sostituto procuratore della Procura di Busto Arsizio Luigi Furno – sono partiti dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della gioielleria e da quelle della videosorveglianza comunale, «che ha dato ottima prova di sè», spiega il vicequestore Gianluca Dalfino, dirigente del commissariato di Gallarate. «Abbiamo poi identificato l’auto d’appoggio, intestata ad un insospettabile, notata in transito a Gallarate: il proprietario si è scoperto avere frequentazione con ambienti deliquenziali dediti anche a rapine a mano armata». Le tracce hanno portato a Pogliano Milanese, dove è stata recuperata (senza grande clamore) l’auto rubata usata nell’assalto e identificata dalle immagini, una Jeep Grand Cherokee, risultata rubata a Tortona. E proprio nella cittadina in provincia di Alessandria sono approdati, attraverso intercettazioni, gli investigatori alla ricerca degli autori materiali dell’assalto: due ragazzi classe 1993 e 1995.
Gli elementi per l’identificazione sono arrivate dalle perquisizioni scattate a Pogliano Milanese, in casa dell’"autista" dal gruppo: qui sono stati trovati in particolare anche i vestiti indossati il giorno dell’assalto dal ragazzo che con una mazza da muratore ha sfondato la vetrina della gioielleria (nella foto, indicati dal vicequestore Gianluca Dalfino). Nelle immagini registrate davanti alla gioielleria si notano anche le minacce rivolte dal giovane ai proprietari e a un passante che si ferma davanti alla vetrina: questo – spiegano gli inquirenti – qualifica l’assalto come rapina anziché come furto aggravato.
(L’articolo continua dopo il video)
Tra gli altri elementi raccolti anche in collaborazione con Squadra Mobile di Varese e Mobile di Alessandria, anche un post su Facebook (precedente la rapina) in cui l’autore della "mazzata" sfoggia due Rolex. La prima perquisizione non ha permesso di recuperare la refurtiva (8 Rolex e 2 bracciali, per 40mila euro), ma ha messo in allarme i tre: le intercettazioni successive hanno fornito elementi che hanno fornito elementi per il fermo per pericolo di fuga. «Andiamo via, se stiamo qua tra i piedi ce lo mettono nel…» dice uno dei tre fermati. Poi una frase ancor più chiara: «Al 90% io il 29 (agosto, ndr) me ne vado». La fuga prevedeva il trasferimento in Albania via terra, attraverso i valichi friulani e di qui attraverso Slovenia e penisola balcanica: la partenza era prevista dal piazzale di Cascina Gobba a Milano, terminale dei minibus diretti in Albania.
Così sono scattate le manette per Ceska Pekaj, classe 1987 di Pogliano Milanese, regolare, con piccoli precedenti per furto; Kristian Nika classe 1993 di Tortona, regolare, incensurato (l’uomo della mazzata sulla vetrina); Agustin Hili, classe 1995, privo di permesso di soggiorno. I tre fermi sono in attesa di convalida dal Gip di Milano, i tre fermati sono in carcere a Milano, accusati di rapina (per l’episodio di Gallarate) e ricettazione (per la Jeep rubata).
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