Elmec protagonista al Premio Chiara

Rinaldo Ballerio ha raccontato la filosofia dell'azienda di Brunello che in pochi anni è passata da pochi a 600 occupati. "Noi facciamo sempre il nostro mestiere: gestiamo dati dei clienti. Le parole chiave del successo vengono da lontano"

La cultura d’impresa è sempre stato un punto debole nel nostro Paese. Uno strano ostracismo verso quelle storie umane, professionali, fatte di lavoro e di impegno che solo da poco trovano spazio come un filone ricco di narrazione.

Il Premio Chiara da alcuni anni ha rotto questo silenzio presentando importanti aziende del territorio varesino. ”Tutto è cultura – ha affermato Bambi Lazzati di fronte a una sala gremita di gente – e dobbiamo esser aperti alla cultura. Stasera la narrazione la fa la Elmec accompagnata da Matteo Inzaghi".
Il direttore di Rete 55 ha spiegato le ragioni della scelta. ”L’industria è la cartina tornasole dell’eccellenza della nostra terra. Questo è uno dei motivi della nascita, sei anni fa, di questa sezione del Premio Chiara. Partimmo con l’aeronautica per passare poi a Missoni, Bulgheroni e altri, e lo scorso anno abbiamo avuto ospite Paolo Orrigoni e la storia della Tigros, fino ad arrivare alla Elmec. Loro li ho conosciuti nella loro sede e sono rimasto colpito da un clima fatto di armonia. Questa è un’azienda importante che fa parlare di sé per l’innovazione".


 

Un video con le immagini più suggestive di Varese anticipa quelle delle sedi di Brunello dove lavorano centinaia di persone "in un’azienda giovane e dinamica, friendly" come raccontano diversi ragazzi della Elmec. “Da 47 a 500 addetti in pochi anni” spiega uno dei protagonisti del video. Sono le facce positive che parlano dello spirito collaborativo per raccontare l’azienda.
Il mattatore della serata è un incontenibile Rinaldo Ballerio. Non solo il presidente, l’uomo immagine, ma il vero leader dell’azienda che nasce da due famiglie: i Corti e i Ballerio. Stasera è la seconda generazione, fatta di otto figli maschi, e rappresentati sul palco dal più istrionico. Rinaldo è in forma e racconta rispondendo sempre con un filo logico e anche con ironia alle domande di Inzaghi.
Chi è la Elmec?
"Grazie per avermi messo pressione dopo aver sentito chi è stato sul palco prima di me. Quando mi hanno detto che ci invitavano al Premio Chiara, con quel giusto filo di vanità, pensavo volessero presentare il mio libro. Invece siamo qui a raccontare la Elmec. Un’azienda che ha tanti anni e da sempre fa lo stesso mestiere: maneggia dati dei clienti. Siamo passati dai fattorini al cloud gestendo sempre il sistema informativo dei clienti. Abbiamo un ufficio dedicato a cambiare il nome del servizio che in realtà è sempre lo stesso. Oggi siamo in 600 e per il nostro paese è uno standard elevato. Occorre invece esser precisi: piccolo è piccolo e non bello. Siamo un’azienda grande in Italia e media in Europa. Noi non abbiamo un prodotto con un brand. Il nostro valore sono le persone che devono esser sempre più aggiornate e preparare. Investiamo molto in formazione e siamo sempre alla ricerca dei talenti. Questi sono immuni all’art 18 che io difendo ma che estenderei anche ai clienti. Se uno ha scelto un prodotto deve continuare per tutta la vita. Quando sarà così potremo tenerci anche l’art 18 nelle aziende. Gestire 600 persone è una cosa complessa".

Chi sono i clienti
"Noi siamo un’azienda fortunata perché abbiamo fornitori e clienti straordinari. Abbiamo rapporti con le più belle aziende del mondo: Apple, Cisco, Hp, Microsoft, Samsung e altre. I nostri clienti sono le aziende più belle d’Italia".
 
Rapporto con pubblico, mercato, collaboratori. È un fatto di leadership?
"L’imprenditore per definizione è un leader. Deve decidere. C’è una definizione del codice civile che cita la diligenza del buon padre di famiglia che non significa esser uno stupidotto, ma uno che pianifica e guarda al futuro con ricerca di equilibrio. Potrei parlare per un’ora della focalizzazione, la sua forza sta nell’equilibrio che è frutto di qualcosa che è difficile da spiegare. Un po’ come l’intuito. L’azienda deve saper pianificare tenendo in equilibrio presente e futuro, coraggio e prudenza. L’imprenditore deve saper ascoltare ma poi deve decidere. Il gioco di squadra è fondamentale ed è vincente sul singolo. Dipak Panth, un professore della Liuc, mi ha insegnato molto quando afferma che «Il leader genera leader, il capo seguaci, il portavoce niente». Le statistiche sono come il tanga: fanno vedere tanto, ma non quello che conta".
La leadership in politica…
"Il leader è indispensabile. Poi dipende quale, ma senza non funzionerebbero le cose. È una parola abusata, ma se produce leader è un bene. Oggi l’Italia con Renzi ha trovato uno startupper più che un imprenditore, ma serve anche quello".
Quali sono gli ingredienti del successo?
"O te li ha insegnati la mamma prima dei dieci anni o non li impari più. Occorre avere tante relazioni, esser leali, dire la verità, fare i compiti e lavarsi. Sono cose che si imparano da piccoli. A questi aggiungerei i consigli della nonna. La mia ha fatto due guerre mondiali di cui una sul fronte. Lei diceva di saper trattare bene con i soldi. Dante mette nello stesso girone gli avari e i prodighi a significare che ci vuole equilibrio. Cosa che il nostro Stato non ha avuto".
Le radici…
"Elmec è nata qui, con persone di qui. Abbiamo clienti internazionali che ci assicurano il futuro. Siamo innamorati del territorio e cerchiamo di valorizzare quello che si vive qui. Abbiamo fatto anche un libro sulla responsabilità sociale e siamo attenti alle tematiche ambientali cercando di esser green. Siamo fortemente Varesini".
Dove state andando?
"Noi un piano ce lo abbiamo. Sempre meglio che non averlo, anche se sbagliato. Noi continueremo a fare il nostro mestiere. Stiamo costruendo il più grande data center d’Italia nonostante le difficoltà burocratiche. Siamo entrati in Eolo che negli ultimi tempi ha assunto oltre cento persone. Questi due elementi: strutture per i dati e connessione sono fondamentali per il nostro sviluppo".

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Pubblicato il 03 Ottobre 2014
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