Il sistema dei confidi: una realtà sul viale del tramonto?

La riflessione di Gianni Mazzoleni presidente di IFidi, il consorzio fidi unitario delle Cna di Varese, Bergamo e Milano

Un dato di fatto inoppugnabile, che ha indebolito fin quasi a stroncarli i timidi accenni di ripresa dell’economia che periodicamente sembrava potessero segnare l’avvio dell’uscita dalla crisi è la progressiva contrazione del credito alle imprese, in particolare quello erogato alle micro ed alle piccole.
Dal 2008, data di inizio della crisi, il supporto del credito al sistema imprenditoriale è continuato fino al 2010, fortemente sostenuto dai Confidi, ma dopo quella data il flusso si è interrotto e oggi dobbiamo registrare una riduzione davvero pesante.
Occorre notare, però, che non si tratta di un credit crunch generalizzato, ma concentrato su un target preciso, quello delle micro e piccole imprese, che sono state e rimangono i principali beneficiari dell’attività dei Confidi. Basti dire che dai 57 miliardi di euro che questa categoria di soggetti riceveva dalle banche nel 2010, si è passati a 48 miliardi nel 2014. E’ un calo rilevante, che non si riscontra così fortemente nel mondo delle pmi in generale e soprattutto delle imprese corporate. All’interno del fenomeno, poi, ne abbiamo un altro ugualmente preoccupante, quello della cosiddetta divaricazione. Ovvero una concentrazione del credito a bassissimi costi sulle imprese con rating "migliori" e una stretta del credito verso tutte le altre, anche quando si tratta di imprese solide, soltanto temporaneamente in difficoltà, a tassi a due cifre. Il gap è ormai drammatico.

Lo stato di salute dei confidi – In una situazione di questo genere anche lo stato di salute dei Confidi è preoccupante. Quelli artigiani sarebbero in equilibrio gestionale e in un contesto di sofferenze “normali” non avrebbero alcuna difficoltà, ma quando l’impatto del deteriorato raggiunge livelli come quelli attuali, la situazione diventa critica. Peraltro le sofferenze che i Confidi devono registrare sono la conseguenza del loro forte e coerente impegno a favore delle imprese associate negli anni più acuto della crisi e non il risultato di comportamenti spregiudicati. Fino al 2010 le garanzie offerte dai Confidi sono cresciute, grazie anche alla storica partnership che legava il sistema alle banche. Dal 2013, però, le banche, anche per far fronte alle loro stesse difficoltà, hanno iniziato una politica di disintermediazione dei Confidi e hanno ridotto i finanziamenti alle imprese, contestualmente diminuendo la richiesta delle stesse garanzie dei Confidi a favore del fondo di Garanzia.
La disintermediazione dei Confidi è stata un effetto provocato principalmente proprio dall’attività dal Fondo Centrale di Garanzia. Si è creato uno ‘spiazzamento’, soprattutto negli ultimi due anni, con un progressivo passaggio dalle garanzie private a quelle pubbliche, senza che tuttavia  questa opzione abbia portato un miglioramento nell’accesso al credito delle imprese, come è purtroppo sotto gli occhi di tutti.
È tempo di riconsiderare questa scelta e di lavorare congiuntamente, istituti di credito e confidi, per ottenere una profonda revisione nel funzionamento del Fondo, al fine di renderne più efficiente ed efficace l’intervento e di ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche. Come? Trasformando ruolo e funzione del Fondo da concorrenziale a sinergico con il sistema dei Confidi e restituendo in tal modo utilità al settore delle micro e piccole imprese , allo stato attuale penalizzato dalle difficoltà di accesso a uno strumento pesante e non particolarmente efficiente.
Sono criticità rilevanti, che rischiano di mettere definitivamente in croce il sistema dei Confidi e di avviarlo su un mesto e sterile viale del tramonto.

La filiera delle garanzie – Occorrerebbe un riordino della filiera delle garanzie, definendo attività e ruoli di ciascun soggetto coinvolto, a partire da una riforma del Fondo Centrale di Garanzia. Sarebbe opportuno prevedere un intervento di politica economica che renda il Fondo Centrale di Garanzia uno strumento effettivo di accesso al credito delle imprese minori, valorizzando il ruolo dei Confidi e gli impatti positivi che questi possono generare.
Non deve essere dimenticato che gli stessi, grazie all’apporto delle risorse private delle imprese associate, sono stati strumenti formidabili di sviluppo generando un maggiore volume di finanziamenti garantiti a parità di risorse pubbliche, ampliando il numero delle imprese beneficiarie degli interventi e mantenendo livelli di sofferenza inferiori a quelli del sistema bancario grazie a una profonda conoscenza delle imprese,
La Regione Lombardia ci ha creduto e ci crede, ed ha fatto e sta facendo la sua parte : dopo la due diligence sono arrivate le risorse, messe a bando con l’obiettivo di semplificare e potenziare il panorama dei Confidi operanti sul territorio. Forse il risultato finale non sarà quello auspicato, ma tuttavia il sistema lombardo della garanzia riuscirà ad essere un po’ meno debole e forse potrà evitare di imboccare il viale del tramonto.
Ora ci aspettiamo anche il contributo del Governo alla patrimonializzazione dei Confidi, così come previsto dalla precedente Legge di Stabilità : purtroppo varie e diverse difficoltà non hanno ancora reso possibile l’erogazione di queste risorse che sono fondamentali per il sistema e, di riflesso, per l’economia, le imprese e la società,

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Pubblicato il 09 Dicembre 2014
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