«Gli orsacchiotti hanno battuto anche la burocrazia»

Intervista a Mario Castelli, giornalista di Saronno che ha organizzato il primo "Teddy Bear Toss" di massa in Italia: migliaia di pupazzi lanciati sui parquet saranno donati in beneficenza

Per una volta il gesto più bello in una partita di basket non è stato un tiro sulla sirena finale o la grande schiacciata del campione di turno: domenica scorsa, su tanti campi d’Italia – compreso quello di Varese – l’azione migliore è stato il “piccolo lancio” di tutti quelli che dagli spalti dei palazzetti hanno fatto piovere sul parquet un orsacchiotto o un altro pupazzo di pelouche al primo canestro della partita. Quello di domenica è stato il primo Teddy Bear Toss italiano su grande scala, e per capire meglio quello che è successo ci siamo rivolti a Mario Castelli. Il giovane giornalista di Saronno è stato infatti il "motore" dell’iniziativa, in collaborazione con gli animatori della pagina Facebook "La Giornata Tipo". 

Mario, come è nata l’idea di portare in Italia il "lancio degli orsacchiotti"?
«Io sono un grande appassionato di sport americano, e in particolare mi piace andare alla ricerca di queste storie “strane” che negli Usa fanno ormai parte della tradizione sportiva. Un esempio è proprio il Teddy Bear Toss, che viene dalle serie minori di hockey e che mischia la bellezza del lancio dei peluches in campo con la beneficenza. Ho sempre desiderato portare in Italia questa usanza, ma avevo due grandi dubbi: innanzitutto la nostra mentalità sportiva che, diciamolo, non è di certo aperta come quella americana; e poi non sapevo neanche bene da che parte iniziare. Quando però quest’estate ho iniziato a collaborare con Sport Italia per commentare i Mondiali di basket, ho ampliato i miei contatti e tra questi c’è stato quello con "La Giornata Tipo", una pagina Facebook fantastica, con migliaia di seguaci. Quindi mi sono buttato e ho deciso di provare a proporlo a loro che, entusiasti, hanno accolto subito l’idea. E così dal nulla, in sei persone, ci siamo messi a lavorare come dei pazzi a questa cosa».

Come vi siete mossi?

«È stato difficile coinvolgere le istituzioni e abbiamo dovuto scontrarci anche con la burocrazia italiana che molte volte più che d’aiuto molte risulta d’impaccio. Però abbiamo continuato a crederci, scrivendo le e-mail alle squadre, ai giocatori, alle leghe. La Lega di Serie A2 è stata disponibilissima a darci una mano con la pubblicità; a 48 ore dal primo weekend stabilito, quello passato, mancava invece ancora una risposta dalla Legabasket di Serie A, e sinceramente l’avevamo data per persa. Poi però l’Olimpia Milano ha pubblicato un post sulla sua pagina in cui diceva che avrebbe partecipato all’iniziativa. Nel giro di poche ore è quindi arrivata anche l’ufficialità della Lega e tutte le Serie hanno potuto partecipare senza incorrere in multe per il lancio di oggetti in campo. Una lotta contro il tempo, ma è stato un successo. È andata meglio di quanto ci aspettassimo».

Si conoscono già i numeri dei peluches raccolti?
«Alcune squadre ci hanno comunicato ufficialmente i dati, altri hanno mandato video e foto; quello che si può vedere in ogni contributo è che i pupazzi sono tantissimi. Sappiamo per certo che Legnano ne ha raccolti 1.089, la Pallacanestro Varese più di 500, l’Olimpia Milano una cifra vicina ai 2000 e ha dovuto adibire uno spogliatoio apposito per i pupazzetti.

Voi come vi siete sentiti davanti ai moltissimi video e foto che vi arrivano?
«È stato bellissimo vedere quanta gente abbia sposato la nostra iniziativa in tutta Italia, dai campi di serie A alle palestre dei campionati di bambini, vincendo la diffidenza iniziale. Sapere di aver migliorato il Natale a tanti bambini che passeranno le feste in ospedale è meraviglioso. Mi ha colpito ancora di più però vedere come alcune squadre abbiano organizzato anche delle attività parallele, come banchetti di beneficenza, per raccogliere anche dei fondi e non solo peluches».

Il Teddy Bear Toss continuerà o si esaurirà con questi due weekend?
«In realtà è stata pensata come iniziativa natalizia; alcune squadre come Treviglio, che non hanno partite in casa in questi weekend, hanno avuto però l’ok dalla Lega a procedere con il lancio al rientro dalla sosta. Il 6 gennaio in occasione dell’All Star Game di serie A2 si terrà la giornata conclusiva del Teddy bear toss a Mantova. Prevediamo un palazzetto strapieno e abbiamo chiesto non solo ai tifosi ma anche ai giocatori e allo staff delle squadre di partecipare con i loro peluches. Vorremmo però renderla un’iniziativa annuale; questa è stata una prova, con risultati assurdi. Adesso lavoriamo per trovare sponsor e chi ci possa aiutare a renderlo un evento sempre più grande».



Che cosa succederà adesso agli orsetti raccolti?
«Ora saranno consegnati agli ospedali della zona delle varie squadre; la Pallacanestro Varese ha già per esempio fatto una consegna simbolica dei peluches. Gli altri verranno prima igienizzati, poi consegnati ai bambini malati che potranno passare così del tempo con i loro miti sportivi. Il numero dei pupazzi è elevatissimo, quelli non consegnati saranno distribuiti poi durante l’anno o lasciati nelle sale ricreative».

Che cosa deve insegnare questa iniziativa?
«Che lo sport se vuole ha un potenziale enorme. Lo sport deve essere solo questo, un concentrato di valori, buonsenso, solidarietà: non qualcosa che esaspera e divide. Sappiamo che abbiamo migliorato i Natale di molti bambini, ma non dobbiamo fermarci qui e sentirci le coscienze pulite perché abbiamo lanciato un orsacchiotto in campo. Bisogna continuare su questa strada, ma visti i risultati impressionanti e l’entusiasmo che c’è stato sui campi, sui social, sulle pagine Facebook delle società sono davvero fiducioso che siamo sulla via giusta. E per proseguire l’iniziativa, consigliamo di fare una piccola donazione alla onlus Peter Pan, che si occupa di bimbi malati».

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Pubblicato il 18 Dicembre 2014
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