“Chiusi in un ufficio, aspettando la Polizia”

Il drammatico racconto di due donne che erano dentro e fuori il tribunale nei terribili momenti della strage, costata la vita a 4 persone, messa in atto da Claudio Giardiello all'interno del Palazzo di Giustizia

sparatoria palazzo giustizia milano

Carolina Genoni, praticante di 26 anni nello studio legale Giannangeli-Consulich, stava arrivando al Palazzo di Giustizia di Milano questa mattina, giovedì, quando è stata superata da una serie di auto della Polizia che convergevano proprio sul tribunale: «Inizialmente ho pensato che era una scena piuttosto normale, in quella zona, ma quando ho visto una delle auto saltare letteralmente sullo spartitraffico ho capito che qualcosa era successo». All’interno dell’immenso palazzo un uomo, Claudio Giardiello, aveva appena sparato al suo avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e ad un coimputato, Giorgio Erba, e si stava dirigendo verso la stanza del giudice Fernando Ciampi (la terza vittima) per concludere la sua missione folle.

«Il mio dominus, l’avvocato Giannangeli mi ha mandato un messaggio avvisandomi della sparatoria e di non entrare in tribunale ma quando sono arrivata la zona era già chiusa dalle forze dell’ordine e le uniche notizie le abbiamo trovate tramite internet o al telefono da parenti, amici o colleghi» – racconta la Genoni. L’avvocato Giannangeli, invece, era dentro e ha sentito gli spari che inizialmente ha scambiato per petardi, poi ha visto arrivare i poliziotti con le pistole in mano e ha capito che era in corso una sparatoria e subito è stato scortato fino all’esterno.

«Quando ci siamo resi conto di quel che era successo, ci siamo chiusi dentro ad una delle cancellerie, siamo rimasti lì per un’ora». Anche l’avvocato Francesca Gianporcaro era a Palazzo di Giustizia di Milano e ha vissuto la mattina di paura per la sparatoria scatenata da Giardiello.

«Eravamo in una cancelleria al primo piano, quindi appena sotto il terzo piano (il secondo è un ammezzato, ndr)» racconta l’avvocato. «Ci siamo resi conto di quello che era successo perché una delle dipendenti dell’ufficio è rientrata da una pausa dicendo di aver sentito gli spari, era al terzo piano. Abbiamo chiuso a chiave la porta della cancelleria e siamo rimasti in attesa, abbiamo saputo tramite internet quel che era successo».

Per circa un’ora è rimasta l’incertezza sulla presenza dello sparatore all’interno del Palazzo (l’uomo si era in realtà allontanato, è stato arrestato a Vimercate), per questo sono state adottate procedure particolari, evacuando per fasi l’edificio messo in sicurezza, partendo dalle donne. «Siamo rimasti lì per un’ora, fino a quando la Polizia ha dati la possibilità di uscire. Siamo usciti che il tribunale era ancora presidiato, prima le donne poi gli uomini».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Aprile 2015
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