L’agricoltore del futuro? Idee, tecnologia e sostenibilità

Competenze agricole, tecnologiche, economiche ed ecologiche. Questo è quello che serve a chi vuole lanciarsi nel mondo dell'agricoltura al centro di un seminario della Liuc ad Expo

campi

E’ un patrimonio enorme quello che nasce dai campi italiani e che ha sempre più bisogno di tecnologia, sostenibilità e lavoro. Di questo si è parlato durante l’appuntamento di Jeliuc, l’annuale incontro dell’associazione studentesca di consulenza aziendale della Liuc, che ha portato alla Cascina Triulza di Expo giovani aspiranti imprenditori agricoli.

«Il valore aggiunto per ettaro coltivato in Italia è il doppio di quello francese e 4 volte quello tedesco» spiega Andrea Farinet, professore di Economia, e la Lombardia è la capitale di questo potenziale dal momento che «il 25% della produzione agricola del nostro paese arriva proprio da qui». Una capacità, studiata in tutto il mondo, che ha il suo cuore in competenze e tecnologie. «Oggi dire ad un ragazzo vai a zappare -continua Farinet- non ha più il significato del passato» perché andare in campagna significa avere «competenze agricole, tecnologiche, economiche ed ecologiche».

Perché è proprio il lato green il futuro nell’agricoltura. Non solo perché il consumatore diventa sempre più informato ed esigente ma anche perché, spiega Stefano Corti, direttore generale di Lifegate «se il costo sociale e ambientale del cibo venisse internalizzato nel prezzo finale, questo cambierebbe radicalmente». Se infatti è vero che «i costi maggiori del Bio li troviamo nel prezzo finale è anche vero che le altre aziende lo fanno rispetto alle nostre tasche e al pianeta». Che prima o poi presenterà il conto.

E gli esempi sono tanti. Come quello di Carlo Maria Recchia che in brianza ha iniziato a coltivare un’antichissima varietà di mais nero, facendosi spedire i semi dal Polo Nord. «Certo, fare l’agricoltore non è facile -dice- ma ti dà una grandissima soddisfazione perché con il contatto con la natura ti fa creare qualcosa di concreto» ma sopratutto «fare impresa si può, partendo da zero: io non avevo niente, né terreni né soldi. Avevo un’idea. E ce l’ho fatta».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Maggio 2015
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