“Strade private al buio, si può trovare una soluzione”
Ancora polemica sull'illuminazione pubblica in paese. Questa volta è la lista Per Uboldo che diffonde in comunicato stampa sulla situazione dal punto di vista del gruppo:

Ancora polemica sull’illuminazione pubblica di Uboldo. Questa volta è la lista Per Uboldo che diffonde in comunicato stampa sulla situazione dal punto di vista del gruppo:
E all’improvviso molti cittadini di Uboldo resteranno privi di luce sulle proprie strade. Così ha deciso a partire dal 1 luglio 2015 l’Amministrazione Comunale di Uboldo “illuminata” dopo 5 lunghi anni di studio a seguito dell’avvio dell’intervento di riqualificazione dell’illuminazione pubblica: le lampade, attualmente presenti nelle vie e nelle aree di proprietà privata e che attualmente sono collegate alla rete di illuminazione pubblica, saranno scollegate” (si legge sul foglio informativo distribuito dall’Amministrazione Comunale non a tutte le famiglie).
Chi abita in una delle 47 vie private o consortili o presunte tali se vorrà continuare ad avere la luce dovrà rivolgersi in primis alla società che ha vinto l’appalto e chiedere a proprie spese (ma a costi convenzionati dice il Comune) l’installazione delle nuove luci a LED e poi rivolgersi ad ENEL o ad altro gestore per attivare una nuova utenza privata e pagare il consumo di corrente.
E se quel palo illumina più privati (come normalmente succede) chi lo fa il contratto? Chi paga la bolletta? E se qualcuno degli utilizzatori non paga la bolletta?
Abbiamo chiesto la documentazione al Comune per poter esaminare nel dettaglio la pratica, ma già qualche considerazione possiamo farla. La decisione dal punto di vista teorico potrebbe non fare una grinza. Peccato che nella realtà – perché è in questa che noi viviamo – qualche problemino lo crea.
Sì perché le lampade presenti nelle vie e aree di proprietà privata o presunta tale o consortili sono circa 150 (numero fornito dall’Ufficio Tecnico comunale) distribuite in 47 vie o tratti di vie private o presunte tali o consortili, in un paese, Uboldo, che dispone di circa 925 lampade di illuminazione pubblica. Si tratta di Lampade che sono state posizionate in quei punti non certo da privati cittadini bensì dal Comune e che da sempre (alcune da oltre 40 anni) sono state considerate parte dell’illuminazione pubblica e quindi “ingiustamente” pagate dal Comune.
Ma Il Sindaco che ama sgravarsi di ogni responsabilità e addossarla a qualcun altro riporta su facebook – che se tanti uboldesi – circa 1.500 (più del 10% della popolazione) – per anni hanno avuto la loro via privata o consortile o presunta tale, illuminata gratuitamente è solo per colpa di funzionari del Comune di Uboldo che c’erano prima del 2009, infatti “il primo atto di questa Amministrazione nel 2009 è stato quello di cambiare, praticamente, tutti gli apicali (eccetto qualcuno) del Comune di Uboldo”.
Questo cosa significa? Che il Comune per decenni ha pagato canoni di manutenzione e di fornitura di energia elettrica che non avrebbe dovuto pagare? Che c’è sia un “danno erariale” di notevole entità? Chi deve pagare questo danno?
Qualche considerazione.
E’ vero: l’illuminazione pubblica è dovuta solo nelle vie e nelle aree pubbliche.
Ma poi sappiamo tutti che nella realtà tante volte il buon senso può superare le norme o quanto meno può mitigare il loro effetto.
Noi non staremo a dire: “Ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B”, oppure “Anche chi vive in vie private paga le tasse come la TASI dove vi è compresa anche l’illuminazione pubblica”, o ancora “Quando ho costruito la casa anche se in una via privata ho pagato gli oneri di urbanizzazione primaria che comprendono anche l’illuminazione pubblica”.
Noi diciamo solo che su una vicenda delicata come questa bisognava usare un po’ di buon senso.
Innanzitutto è mancata totalmente l’informazione preventiva.
L’Amministrazione Comunale ha annunciato la decisione in Consiglio Comunale ad una sola settimana dal via dell’operazione senza mai coinvolgere nella decisione liste di opposizione e cittadini e poi si è affidata unicamente ad un foglio informativo che non è arrivato a tutte le famiglie (soprattutto non è arrivato a tante famiglie che abitano nelle vie private!) e ai social.
Ma come sappiamo non tutti fanno uso abituale dei social, non tutti sono social-dipendenti.
Noi, ad esempio, fedeli alle disposizioni del Sindaco che al termine di un Consiglio Comunale di qualche mese fa ebbe a dichiarare (è tutto documentato in apposita deliberazione di Consiglio Comunale): “usate meno i social e fate più altro”. E noi ci facciamo più altro.
Al di là di tutto siamo convinti che una soluzione diversa si poteva e si deve trovare.
Noi, per parte nostra, non appena riceveremo tutta la documentazione la esamineremo per capire quali azioni sarà possibile intraprendere contro una decisione che penalizza tanti – troppi – cittadini uboldesi.
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