L’addio a Mirko. “Fai buon viaggio, ciao campione”

Tanto affetto per il diciassettenne morto dopo esser stato investito a Fagnano. Gli amici hanno registrato per lui anche una canzone rap

C’erano tante persone, nella parrocchiale e sulla piazzetta di Golasecca, per l’ultimo addio a Mirko Pellegrini, il 17enne morto dopo esser stato investito a Fagnano Olona.

Un saluto a tratti straziante – com’è quello a un figlio giovane, a un amico – ma anche ricco di affetto verso Mirko, di ricordi comuni, di abbracci e anche di rimpianti: «Strappava sempre un sorriso, era il primo quando c’era bisogno di dare un aiuto» ha detto uno dei tanti amici intervenuti alla fine della messa. Hanno ricordato momenti leggeri della vita di Mirko, tra la compagnia in paese e i banchi di scuola. Il parroco ha ricordato i momenti della vita in paese, la sua intenzione di diventare panettiere raccontata qualche tempo fa. C’erano tante persone che lo conoscevano per la sua passione per la mountain bike, alcuni anche con le maglie delle squadre locali (Mirko era iscritto fino al 2014 nella squadra degli Skorpioni, poi dal 2014 Mtb Evaloon).

«Corri più veloce del vento, il vento non ti prenderà», cantano i Nomadi nell’Ultima Salita, la canzone dedicata a Marco Pantani, che è stata fatta risuonare in chiesa dal fratello di Mirko. Fuori dalla chiesa, sulla piazzetta del paese, in un giorno freddo e di sole, gli amici più stretti (Diego Torre, Cristian Quarantoni, Andrea e Marco La Manna, Marika Olivari, Andrea Colombo, Carlos Barbadillo, Giacomo Degradi, Samuele Sciarini, Samiele Calderoni, Anna Esposito, Giada Chiramaggio, Matteo Maretti, Daniele Geraci) hanno invece voluto dedicargli una canzone scritta da uno di loro, Francesco Clerici. Un rap delicato e triste (è quello che si ascolta nel video che correda questo articolo) per salutare il loro compagno di vita: «Non è un addio» hanno cantano a Mirko.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 21 Gennaio 2016
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