I numeri dei frontalieri in Svizzera: in un anno 2mila italiani in più

Il 2016 l'anno con l’incremento più basso dal 2010. Il 54,9% sono francesi, il 22,6% italiani e il 19% tedeschi. Un quinto lavora in canton Ticino (20,2%)

Nel 2016 il numero di frontalieri di nazionalità straniera che si contavano in Svizzera è aumentato di 11.300 unità (+3,7%). Un po’ più della metà di loro (54,9%) era domiciliata in Francia, circa un quarto (22,6%) in Italia e un quinto (19,3%) in Germania. I frontalieri italiani complessivamente sono 71.873. Erano 69.557 nel 2015 e 57.723 cinque anni prima nel 2011.

Sono i dati diffusi dall’Ufficio Federale di Statistica svizzero che monitora costantemente il numero di lavoratori stranieri che vanno a lavorare sul suolo elvetico.

Un numero che complessivamente si è attestato a 318.500 frontalieri, dei quali il 64,4% dei quali uomini e il 35,6% donne. Un dato che, parole dell’Ufficio svizzero, Fa del 2016 l’anno con l’incremento annuo più basso dal 2010.

Nonostante ciò, nell’arco di cinque anni il numero di frontalieri è cresciuto di circa un quarto. da 251’700 unità nel 2011 a 318’500 nel 2016, con un aumento del 26,6%. Nello stesso periodo, secondo i risultati della statistica delle persone occupate, il numero di occupati è passato da 4,713 milioni a 5,081 milioni (+7,8%).

I dati dell’ufficio di statistica

OLTRE LA META’ DEI FRONTALIERI ARRIVA DALLA FRANCIA
Alla fine del 2016, poco più della metà di tutti i frontalieri era domiciliata in Francia (54,9%), mentre il 22,6% e il 19,3% rispettivamente in Italia e in Germania. Una piccola quota di frontalieri proveniva invece dall’Austria (2,6%), dal Liechtenstein (0,1%) o da altri Stati (0,5%). Alla fine del 2016, la maggior parte dei frontalieri non provenienti da Paesi limitrofi veniva dalla Polonia (300), dall’Ungheria (220), dalla Slovacchia (192), dal Belgio (178) e dal Regno Unito (172).

LA MAGGIOR PARTE DEI FRONTALIERI IN TRE ZONE DELLA SVIZZERA
Alla fine del 2016, circa quattro quinti di tutti i frontalieri si concentravano in tre Grandi Regioni: oltre un terzo lavorava nella regione del Lemano (37,2%), un quarto nella Svizzera nordoccidentale (22,8%) e un quinto in Ticino (20,2%). E se nella Regione del Lemano il numero di frontalieri in termini assoluti era il più elevato (118’600), la situazione cambia quando si prendono in considerazione le quote corrispondenti rispetto al numero degli occupati. Mentre nella regione del Lemano (12,3%) e nella Svizzera nordoccidentale (10,8%) si sono osservate quote simili, in Ticino più di una persona occupata su quattro (27,1%) era frontaliere. Nell’arco di cinque anni, il maggiore aumento di questa quota si è registrato in Ticino e nella regione del Lemano (+3,3 risp. +2,4 punti percentuali).

I FRONTALIERI SOPRATTUTTO NEL SETTORE SECONDARIO
Alla fine del 2016 la maggior parte dei frontalieri lavorava nel settore dei servizi (65,4%), il 34,0% nel secondario e solo lo 0,6% nel settore primario. I rami economici «Attività manifatturiere» (25,8%, settore secondario) e «commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli» (14,7%, settore terziario) raggruppavano, insieme, oltre il 40% di tutti i frontalieri. Rispetto al totale degli occupati in Svizzera, la quota di frontalieri si attestava al 6,3%. Nel settore secondario, un occupato su dieci era frontaliere (10,1%), nel settore terziario una persona su venti (5,4%); nel settore primario tale quota era pari all’1,2%.

INVECCHIAMENTO OSSERVABILE ANCHE PER I FRONTALIERI
Alla fine del 2016, quattro quindi di tutti i frontalieri di nazionalità straniera erano di età compresa tra i 25 e i 54 anni (82,4%). La quota di frontalieri giovani (15-24 anni) corrispondeva al 4,7%, quella dei frontalieri più anziani (55 anni e oltre) al 13,0%. Mentre nell’arco di cinque anni la quota di frontalieri giovani è diminuita (-1,6 punti percentuali), quella relativa ai frontalieri di 55 anni e più ha registrato un incremento (+2,4 punti percentuali). Le tendenze osservate per queste due fasce d’età sono constatabili anche per il totale degli occupati.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Maggio 2017
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