Una ricerca varesina presentata al ministero della salute
La ricerca del pediatra Vittorio Vezzetti è stata pubblicata su “Health Psychology Open”. La tesi del medico, supportata da statistiche, è che l'affido materialmente condiviso fa bene al bambino
Nel novembre 2016 la rivista internazionale “Health Psychology Open” pubblicava una vasta ricerca sulle conseguenze a lungo termine di situazioni difficili vissute nell’infanzia con particolare riguardo a quelle vissute al momento del divorzio della coppia genitoriale. Lo studio ha subito destato molto interesse al punto che l’autore, il pediatra angerese Vittorio Vezzetti, ha ricevuto svariati inviti in tutta Europa da parte di esponenti del mondo della magistratura, delle scienze sociali e della medicina per spiegare i contenuti del suo lavoro. Venerdì 19 maggio, presso il ministero della Salute, si terrà proprio un convegno dedicato a questa ricerca ai confini tra scienza e diritto e anche alle sue possibili ripercussioni in ambito giudiziario.
«La ricerca scientifica – spiega Vezzetti – ha ormai evidenziato che situazioni difficili vissute nell’infanzia possono causare, anche a distanza di decenni, danni fino a pochi anni fa inimmaginabili quali alterazioni ormonali, disordini nella secrezione di mediatori correlabili con malattie metaboliche, cardiache, tumorali, malattie psichiatriche e persino danni cromosomi».
Queste childhood adversity sono, secondo Vezzetti, correlate con la separazione dei genitori. «Mi riferisco ad esempio al conflitto a lungo termine e alla violenza psicologica – spiega il pediatra – ma ancor di più al rischio di perdita genitoriale: ad alcuni anni dalla separazione dei genitori il 30% dei bambini italiani perde il contatto con una delle due figure. La cosiddetta parental loss nei Paesi occidentali è susseguente in larghissima maggioranza alla separazione della coppia genitoriale, non più alle guerre o agli incidenti stradali. Gli studi sui grandi numeri ci dicono che le conseguenze sulla salute sono potenzialmente gravi e che possono arrivare sotto forme insospettabili dopo decenni».
Nelll’ultima parte della sua ricerca, Vezzetti prova a proporre delle soluzioni. «L’ultima parte della mia ricerca – continua il medico – è volta proprio a vedere, con analisi di livello internazionale, quali sono state le politiche capaci di ridurre il conflitto e il rischio di perdita genitoriale. Ne emerge che i Paesi che hanno introdotto nel loro costume e nelle loro leggi una politica di affido non solo legalmente ma anche materialmente condiviso, in grado di garantire al minore di trascorrere non meno di un terzo e fino a metà del tempo presso ognuno dei genitori, hanno visto ridursi progressivamente la conflittualità e anche il rischio di perdita genitoriale che, per esempio, è sceso al 12% in Danimarca e 13% in Svezia. Inoltre solo 3 studi comparativi sui 74 pubblicati a livello internazionale negli ultimi 30 anni hanno concluso per una negatività dell’affido materialmente condiviso a livello di benessere dei figli mentre la stragrande maggioranza ha osservato una correlazione positiva».
L’italia in questo quadro internazionale si colloca male. «Solo 3 tribunali, Perugia, Brindisi e Salerno, sui 136 esistenti – conclude Vezzetti – definisce in linea di principio la positività dell’affido materialmente condiviso malgrado anche il Consiglio d’Europa nel 2015 abbia invitato tutti gli Stati aderenti alla sua promozione. Questa ricerca può però contribuire a cambiare il costume giudiziario nel vero interesse dei minori».
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