Più scoutismo da bambini e meno ansie da grandi

Lo studio scozzese condotto su oltre 9mila adulti nati nel 1958 dimostra come il benessere conquistato da piccoli dagli ex scout duri nel tempo, fino all'età adulta

Gli scout pronti per il raduno alla Rasa

Vivere esperienze all’aria aperta, imparare dal rapporto con i pari, sfidare le proprie abilità per conquistare sempre maggiori autonomie, sono principi chiave del mondo Scout che aiutano il benessere complessivo del bambino. E anche dell’adulto che sarà.
A dimostrarlo lo studio di tre ricercatori dell’Università di Edimburgo su un campione di quasi 10mila adulti britannici, nati tutti nel 1958. Di questi almeno uno su quattro ha militato negli Scout (o gruppi simili) da giovane, mostrando un tasso di benessere mentale superiore alla media dei altri coetanei.
La ricerca, intitolata “Be(ing) prepared: Guide and Scout participation, childhood social position and mental health at age 50—a prospective birth cohort study“, ha stabilito in particolare che gli stati d’ansia colpiscono gli ex Scout con una percentuale inferiore del 18% rispetto agli altri adulti cresciuti nello stesso periodo.

I ricercatori hanno ipotizzato che questo sia legato alle abilità che i bambini sviluppano partecipando ai gruppi Scout: resilienza, legami emotivi forti con i compagni, senso di appartenenza a un gruppo, auto-educazione continua e progressiva. Partecipare a un gruppo Scout non è solo un modo per trascorrere dei finesettimana avventurosi immersi nella natura con gli amici: è una vera e propria palestra di vita.

Imparando a contare su se stessi, a cooperare con gli altri, a trovare soluzioni con il desiderio di imparare e fare molte attività all’aperto, si pongono le basi per un miglior benessere mentale. Le attività che si fanno in questi gruppi aiutano a sviluppare la capacità di recupero contro i comuni stress, arrivando persono a ridurre le disuguaglianze in termini di salute mentale associate alle condizioni socioeconomiche dell’infanzia.

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Pubblicato il 03 Gennaio 2019
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