Certificazioni mediche per l’invalidità: perché costano?
I consiglieri democratici hanno presentato un'interrogazione all'assessore al welfare dopo le segnalazioni sul pagamento di atti che devono essere gratuiti
«Perché i cittadini lombardi devono pagare 150 euro i certificati medici necessari a ottenere l’invalidità?» È la domanda che il consigliere regionale Samuele Astuti ha posto all’assessore alla sanità regionale Giulio Gallera
I Democratici si sono mossi dopo aver ricevuto alcune segnalazioni da parte di cittadini: la normativa nazionale prevede che tali certificazioni debbano essere fornite gratuitamente.
L’iter per il riconoscimento dell’invalidità prevede che il paziente sia visitato dagli specialisti che accertano l’handicap e, successivamente, che l’ATS attribuisca la condizione di invalidità e il suo grado. Tra l’uno e l’altro passaggio ce n’è uno formale ma indispensabile: la “certificazione medica introduttiva per l’invalidità”, che può essere redatta dagli specialisti stessi o dal medico di famiglia. Per la normativa vigente questo certificato dovrebbe essere fornito gratis ma in Lombardia così non è: ai cittadini che si recano dai propri medici vengono chieste cifre che vanno dai 50 ai 150 euro. Il Pd chiede che la Regione intervenga e lo fa con un’interrogazione che sarà discussa questa mattina, martedì 2 aprile, in Consiglio regionale.
«Molti cittadini, e proprio i più fragili, pagano cifre anche consistenti ai propri medici di base per poter attivare la procedura burocratica e richiedere il certificato di invalidità, nonostante una normativa nazionale e una circolare regionale ne prevedano la gratuità – commenta il consigliere Samuele Astuti – La colpa non è dei medici di medicina generale che eseguono una prestazione da liberi professionisti ma tocca alla Regione intervenire tempestivamente e porre rimedio a questa stortura, stipulando una convenzione con gli stessi medici, perché questa prestazione sia sempre gratuita, così come avviene anche per altre certificazioni. La Regione dovrebbe, inoltre – aggiunge – istruire i medici specialisti di reparto, che sarebbero anche i più titolati a compilare tali certificazioni, affinché provvedano direttamente presso le strutture, sollevando così le famiglie da costi e disagi ulteriori».
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