Sono stato tra i primi a partire in Erasmus da Varese. 25 anni fa

L'ateneo dell'Insubria non era ancora nato, e i corsi di economia erano collegati a Pavia. Luca ricorda ancora quell'esperienza a Madrid, fondamentale per la sua vita

studenti erasmus

L’Università dell’Insubria era ancora un progetto. Un disegno che stava prendendo corpo attraverso le gemmazioni e i corsi “delocalizzati” rispetto alla casa madre.

Correva l’anno accademico 1993-1994 e Luca Novelli era uno studente varesino della facoltà di economia e commercio aperta a Varese sotto la direzione dell’Università di Pavia. Un percorso ancora “vecchio stampo”, prima dell’avvento del modello 3 + 2. L’ambiente era frizzante, come ha ricordato lo scorso anno l’allora preside di facoltà Alberto Sdralevich perchè si stava creando una nuova realtà accademica.
Il corso universitario era approdato l’anno precedente nel capoluogo varesino ma i servizi davano già ampia scelta ai suoi studenti: «
Penso di essere stato nel primo gruppo di partecipanti Erasmus del nostro ateneo (1993/94) da Economia Varese  alla Universidad Autonoma di Madrid. Un’esperienza fondamentale per la mia vita».

A distanza di oltre 25 anni, il dottore in economia e commercio, oggi manager affermato, ricorda ancora con entusiasmo quella scelta: « Dalla piccola amata Varese sono volato verso la metropoli spagnola. Modelli di studio diverso, un campus universitario dove studiare, tanto sport e molte feste. Non solo conservo un ricordo indelebile ma ho ancora tante amicizie nate in quei giorni. Come l’amico olandese, conosciuto durante l’Erasmus, che è stato ospite con la sua famiglia a casa mia due settimane fa..».

Tempi apparentemente lontanissimi: la globalizzazione era sconosciuta, l’Europa stava nascendo sul modello definito a Maastricht, l’università italiana apriva numerose porte: « Penso, invece, che il mio “CV” abbia guadagnato punti nei primi colloqui grazie all’Erasmus – commenta Luca – Sinceramente già all’epoca avevo ben presente che un’esperienza all’estero avrebbe potuto darmi molto, come studio, come apprendimento di un’altra lingua e dal punto di vista della vita pratica. Soprattutto per chi, come me, veniva da un piccolo ateneo e viveva a casa con la famiglia: era una maniera di confrontarsi con un mondo più grande».

Partire non era semplice ma sin da quel lontano 1993, il corso varesino, pur
impegnato a strutturarsi per diventare autonomo e spiccare il volo, curava al dettaglio i servizi ai suoi studenti: « È stata un’esperienza senza sbavature, ben seguita dai servizi Erasmus sia a Madrid che poi a Varese. Il professore coordinatore Erasmus ci raccomandava l’esperienza e non mi ricordo assolutamente dei docenti contrari a quella scelta. D’altra parte un buon piano di studi permetteva di fare gli stessi esami. L’università non è una corsa a tempo ma, soprattutto, è vivere esperienze che preparino al lavoro e alla vita. Inoltre, per un ateneo, entrare a pieno titolo nel progetto Erasmus era un segnale di prestigio, positivo per lo sviluppo della facoltà».

Amici, divertimento, conoscenza e indipendenza sono stati elementi che hanno contribuito a formare la persona che è oggi. Per questo Luca raccomanda e consiglia di partire: « Partite, fate esperienze. Vi torneranno sempre utili professionalmente e umanamente. In bocca al lupo ragazzi!»

A distanza di 25 anni, l’Erasmus ha lasciato un grande segno.

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Pubblicato il 04 Aprile 2019
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