Le “mani” di Arcangelo al Maga

Il Museo dedica una mostra personale all’artista campano attraverso le tappe più significative del suo lavoro pittorico

Arte - Mostre

“Le mie mani toccano la terra” è il titolo della rassegna d’arte che il Museo Maga di Gallarate mette in calendario a cura di Emma Zanella e che presenta le tappe più significative del lavoro pittorico di Arcangelo (Arcangelo Esposito, Avellino 1956).

L’autore ha sempre lavorato per cicli pittorici a partire dalla sua visione poetica del Sannio, sua terra d’origine, cicli come “Terra Mia”, i “Pianeti”, i “Misteri”, i Tappeti Persiani”, sino alle ultime realizzazioni sommerse da ben visibili contaminazioni dovute alle suggestioni dei viaggi nelle terre medio orientali e africane (“Segou, Kenya Masai, Beirut”). Ma la ricerca pittorica di Arcangelo ha come presupposto, la memoria della propria terra, il Sannio, una terra che non è solo una dimensione fisica o paesaggistica piena di paesaggi aspri e cupi, di non colori, è anche una terra fatta di immagini, visioni, sogni, che ha, per lui, la concretezza della storia, che racconta di persone antiche e contemporanee, di luoghi, dei tanti volti, che ha una sua sacralità; fatta di segni carnali, arcaici, magici.

In questo contesto aspro, cupo, primitivo, Arcangelo elabora, nelle tele, le sue suggestioni pittoriche. Ecco allora che la pittura trova nei frammenti di questi paesaggi una dimensione in cui definire e configurare mondi. Fatti d’aspetti simbolici, di visioni frammentate, lontane dalla suggestione solare del cromatismo mediterraneo, cariche d’una stratificazione cromatica drammatica, con tracce gestuali, colature materiche, grafemi, tracce d’alfabeti. Tele che grazie ai diversi cicli pittorici diventano racconti di viaggi, suggestioni oniriche, dimensioni personali, spazi pittorici animati, da una lettura della natura primigenia, memoria di uno stato in essere che ancora non si definisce, in cui Arcangelo esprime tutto il suo radicamento alla terra, alla sua fase primitiva, alla sua connotazione magico-sacrale.

Dentro questo procedere i cicli delle stagioni pittoriche si animano di ulteriori segni o si semplificano attraverso una cromia monocroma. Lavori in cui l’autenticità dei sentimenti e delle sensazioni sono elementi sufficienti a creare una narrazione poetica aperta alle tante suggestioni derivanti da altre dimensioni culturali, sapientemente sottratte alle differenti culture incontrate nei continui viaggi. Una pittura che supera il localismo e nella sua autonoma genesi mostra un universo creativo vissuto e immaginato più universale, lontano da un certo ripescaggio formale, nato attorno agli anni ‘ottanta come ritorno alla pittura, proposto dalla Transavanguardia. Le sue tensioni narrative, continuamente sollecitato dalle culture antiche hanno arricchito e segnato le sue modalità pittoriche sia attraverso nuove colorazioni (colori primari), sia attraverso l’ampiezza delle tele, la serie dei “Tappeti persiani”, con una pittura più simbolica, in cui la sacralità della vita, la sua terrestrità sono le costanti formali.

A partire dal 16 dicembre, sino al 10 marzo 2020, Arcangelo mette in scena, nello spazio delle sale Vip Lounge dell’Aeroporto di Malpensa, una seconda fase dell’esposizione, raggruppando le tele relative ai Viaggi, come “Beirut” del 2011, “Kenya-Masai” del 2008-2009 o i “Fiori Irpini e Fiori di Croco” del 2017-2019, capaci di imporsi alla nostra attenzione ed emozione. Ulteriore occasione per avere la misura e le suggestioni comunicative che la pittura d’Arcangelo ci offre.

 

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Pubblicato il 06 Dicembre 2019
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