I biologi neo laureati: “Anche noi camici bianchi, pronti a dare una mano”

Una petizione lanciata da un neo dottore ha già raccolto oltre 16.000 firme. La preside della laurea magistrale in Biomedical Science dell'Insubria appoggia la candidatura ma senza sconti al percorso abilitante

laboratorio analisi

«Noi, i famosi neolaureati, siamo tutti vogliosi di dare una mano, di dare il cambio, sebbene sotto la guida di colleghi esperti, possiamo fare esperienza sul campo, così come faranno i nostri colleghi di medicina».  Una petizione stata lanciata da un neo laureato di biologia che chiede ai vertici regionale di reclutare questo piccolo contingente di “camici bianchi” pronto a dare una mano nella fase difficile.

«Non cerchiamo scorciatoie ma una possibilità, avendo competenze teoriche e spesso pratiche. Alcuni di noi hanno fatto tesi sulle tecniche di PCR in ospedale, quegli stessi ospedali e laboratori che ora più che mai hanno bisogno, ma che non possono farci lavorare per via dell’esame di abilitazione, che per motivi di tempistiche non abbiamo ancora fatto (la mia classe di laurea è marzo 2020)»

A lanciare la sottoscrizione è Rudy Alexander: « È circolata una lettera, “lettera aperta dei biologi d’Italia” che è riportata all’interno della petizione , e sulla scorta di essa, ho pensato di lanciare una petizione, per capire se effettivamente fosse il pensiero dei più, su ispirazione di un grido d’aiuto arrivato da colleghi in tirocinio, richiestoci per legge e da superarsi con profitto prima della laurea, al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ho pensato che nessuno che ci rappresentasse avesse chiesto la nostra opinione in merito, almeno a tutti coloro che non cercano una scorciatoia, ma di aiutare il proprio Paese, i propri colleghi, sebbene i discorsi fossero consistenti.

Con questa petizione potrebbero arrivare aiuti negli ospedali e laboratori non solo della Lombardia ma  d’Italia intera siamo “un esercito di camici bianchi” che potrebbero aiutare dai laboratori sino a far mantenere il contatto con i parenti in tutte quelle situazioni dove molti dei nostri cari sono ricoverati e nella peggior delle ipotesi se ne vanno da soli e comunque rimarremmo sempre figure sanitarie disposte noi stessi a rischiare la nostra vita , di non vedere le nostre famiglie per settimane pur di non rimanere a casa a sentire il grido di aiuto e arriva dai nostri colleghi che sono in prima linea , solo ed esclusivamente perché dovremmo sostenere l’esame di stato a giugno ( che sicuramente verrà per aggiunta rimandata ) e al posto di sprecare tempo a ripassare cose che abbiamo appena studiato nelle nostre lauree di 5 anni e centinaia di ore di tirocini per un esame potremmo essere inseriti ( anche sotto tutor sia chiaro ) al fianco dei nostri colleghi forti delle nostre competenze .
Questo è un grido di aiuto che noi proponiamo allo stato e per lo più anche come volontari MA SEMBRIAMO INVISIBILI».

La petizione è stata raccolta da più di 16.300 persone, in pochissimi giorni, e il numero continua a crescere. Una richiesta che la professoressa Elena Monti, preside della laurea magistrale in Biomedica Science dell’Università dell’Insubria giudica legittima: « Sicuramente sono laureati che possono dare davvero un contributo. Almeno una parte di essi. Hanno avuto esperienza nei laboratori ospedalieri anche se la loro specializzazione, soprattutto all’ultimo anno, è più incentrata sulla ricerca. Non ci trovo nulla di sbagliato. L’unica vera perplessità riguarda l’abilitazione: questo è un passo importante, una certificazione che ha il suo valore. In questo momento difficile non dobbiamo però perdere gli elementi cardini di un accesso alla professione. Ben venga la volontà di dare una mano, ma non si pensi a scorciatoie professionali».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Aprile 2020
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