“Nella gestione del Covid19, il Luinese è la Cenerentola”

Un medico denuncia gli scarsi mezzi a disposizione del territorio per gestire bene e contenere i contagi. E chiede gli strumenti già attivi nel resto della provincia

coronavirus foto generiche vario varie

« Siamo un territorio di confine, abbandonato a se stesso». Una denuncia e, nello stesso tempo, una richiesta di aiuto per tutelare un’area, quella del Luinese, che a fronte di un intenso movimento frontaliero ha costruito una rete minima di assistenza, con i medici di medicina generale poco forniti e il servizio di guardia medica. Niente USCA, le unità speciali di continuità assistenziale che nel Varesotto sono solo 4, a Busto, Saronno , Gallarate e Varese ( ma arriva solo ai comuni della periferia cittadina):

« Sono un medico internista attivo sul territorio – spiega il dottore impegnato sul territorio che preferisce rimanere anonimo – Da gennaio abbiamo riscontrato un numero crescente di polmoniti interstiziali anche in pazienti giovani soprattutto frontalieri.  I medici di medicina generale sono ormai quasi completamente esentati da visite domiciliari non avendo presidi per prendere direttamente in carico i pazienti affetti da sars covid. In alcuni territori come il Nord Varesotto la gestione ormai è a carico solo del buon senso e della buona fede dei medici di Continuità Assistenziale. Spesso l’assistenza è impegnativa perché riguarda l’ intero nucleo familiare».

I medici sono chiamati a seguire le linee guida che hanno ricevuto recentemente: un documento di ATS Insubria, datato 26 marzo, spiega come deve avvenire la constatazione e poi il controllo a distanza del paziente e dei suoi famigliari.

« Ormai è linea comune di tutte le regioni di attivare al più presto le cure domiciliari del caso, seguendo quotidianamente il paziente e dotarlo sia degli strumenti quando ci sono ( saturimetro, dispositivi per la fisioterapia respiratoria, ossigeno, presidi di sicurezza come mascherine gel igienizzanti etc) sia di cure mediche. Questo per evitare contaminazioni ospedaliere, sovraccarico dei PS. Di fatto, abbiamo notato che  la gestione domiciliare degli anziani garantisce comunque una migliore compliance e un minor rischio di deliri e allucinazioni dovute ad un’ospedalizzazione dove i pazienti fragili perdono qualsiasi riferimento familiare o dei care giver».

La preoccupazione maggiore è l’elevato rischio legato al frontalierato, soprattutto per lavoratori spesso costretti a scegliere tra salute e stipendio: « Trovo ingiustificato e ingiustificabile che un territorio vasto come il nord Varesotto dove c’è un continuo aumento di casi dovuto al frontalierato sia stato abbandonato:  le criticità sono evidenti perché gli svizzeri non sono propensi a mantenere un lavoratore malato e quindi ci si scontra quotidianamente con una sottostima dei casi e una continua ” evasione” dall’isolamento preventivo….cosa poi vorrà dire isolamento preventivo? O sei in quarantena o non sei infetto. Cosa ci riserva il futuro con una Svizzera a due passi che mantiene misure restrittive blande e non garantisce la sicurezza dei lavoratori? Inoltre i numeri dei sospetti Covid dove finiscono, visto che dai bollettini ormai si hanno le stime dei pazienti a cui viene fatto l’accertamento con tampone o ospedalizzati o morti?».

Una volta superata la fase di emergenza, per gestire la convivenza con il coronavirus occorrerà  mettere in campo diverse iniziative di presa in carico: « Nel mio piccolo credo fortemente che la presa in carico a tempo zero sia necessaria, altrimenti incorreremo negli stessi errori che ci fanno essere la regione più colpita. Curiamo tardi e male e questo non è accettabile per un SSN che di basa sull’ equità. La Cenerentola della provincia deve essere presa in carico con misure immediate come e già successo per Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Varese.
Ricordiamo poi ai nostri manager che non è vero che e tutto sotto controllo basta vedere la Bassani_Menotti i nuovi casi della Casa di Cura le Terrazze che nessuno nomina. Solo insieme si vince e non su un territorio diviso che distingue chi merita cure e chi no!»

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Aprile 2020
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