Qualche libera riflessione sulla pandemia mondiale da Covid-19

Animali e vegetali hanno sempre fatto i conti con virus, e quanto accaduto apre scenari di valutazione su cause ed effetti dell'infezione

coronavirus foto generiche vario varie

Egregio direttore,

Dopo settimane di clausura forzata, costretti a subire notizie ed informazioni
contraddittorie tra loro di ogni genere : scientifico, strategico, politico – amministrativo, economico, è giunta l’ora di proporre qualche libera considerazione almeno su qualcuno degli argomenti sviluppati dai “Media attendibili” così come di recente si autodefiniscono, auto referenziandosi, auto certificandosi, auto celebrandosi, …… .
Scientificamente, pescando negli archivi della mia formazione, nello specifico dalle nozioni di virologia vegetale, mi limito a confermare l’essenza di queste “Entità viventi” che aggrediscono le cellule, animali o vegetali che siano, costringendole a lavorare per la loro replicazione. Ebbene sì, esistono anche virus che attaccano i vegetali. Ricordo, in proposito, il virus del mosaico del tabacco (TMV o tobacco mosaic virus in inglese), agente eziologico che colpisce numerosi altri vegetali coltivati come il cetriolo, il pomodoro, il pisello, il mais, la barbabietola da zucchero e la patata. La malattia si manifesta con maculature gialle che progrediscono facendo deperire le piante con gravi danni alle produzioni. Non essendoci cure ne vaccinazioni che inducano una risposta immunitaria (salvo la creazione di piante geneticamente modificate o OGM resistenti ad uno specifico virus) l’unico mezzo di lotta è la prevenzione con il contenimento di specifici insetti parassiti che trasportano il patogeno da una pianta all’altra nonché la meticolosa disinfezione degli attrezzi che, ugualmente, possono trasportare i virioni nei diversi appezzamenti coltivati.
Non vado oltre e non mi addentro nella virologia umana. Non ne avrei nemmeno la competenza. Mi permetto solo di avanzare l’ipotesi che le azioni messe in campo siano servite per arginare l’impatto virale e non vedere migliaia e migliaia di persone chiedere assistenza ospedaliera intensiva con poche possibilità di ottenerla e con il personale sanitario costretto a decidere chi potesse avere delle possibilità di vita e chi no (penosa condizione che, forse, in qualche caso si è, comunque, verificata) e per portarsi in un contesto gestibile nel tempo (una sorta di onda lunga) fino alla disponibilità di un vaccino sicuro.
Strategie : indipendentemente dalla vera origine di questo virus (salto naturale dai
pipistrelli all’uomo – fuga da un laboratorio) il mondo non si è dimostrato preparato a contenerlo, se non a bloccarlo al suo insorgere, come invece è accaduto con i casi simili di “SARS – 2002” ed “Aviaria H5N1 – ‘97/2007 giudicato, comunque, tuttora non controllabile in caso di pandemia” o per Ebola (micidiale virus con tassi di letalità fino al 70%) confinato, al momento e per fortuna nostra, nelle aree centrali del continente africano.
Da quello che ho capito la causa principale della sua sensibile diffusione potrebbe, tra le altre cause, essere stato l’iniziale giudizio circa la sua relativa innocuità con una potenziale incidenza significativa sulle persone molto anziane indebolite da altre patologie. Non era così.
Nel nostro paese, in ogni caso, circa le strategie preventive stiamo assistendo alle solite manfrine : non c’era un piano (Istituto Superiore di Sanità / Piani Regionali /Protezione Civile/etc.); c’era un piano ma non è stato seguito, oppure non è stato applicato per mancanza di materiale specifico (mascherine ed altri indumenti protettivi stoccati ad hoc).
Qual è la verità? Ci sono dei responsabili che debbano rispondere delle loro negligenze?
Non lo si saprà mai! Stiamone certi.
Mi sento però di condividere un’idea che coltivavo da tempo e non perché soffra di manie visionarie catastrofiche in quanto, nella realtà, sono fondamentalmente un ottimista sebbene, con l’avanzare dell’età, ormai anche realista.
Vi ricordate lo sceneggiato degli anni ‘70 intitolato “I sopravvissuti”?
Un virus simile al presente caso (rapido e facile contagio per via aerea, sintomi influenzali con interessamento vie aeree, brividi di freddo e dolori diffusi) sfugge ad un laboratorio (dal film si intende – profeticamente ? – uno cinese) e si propaga rapidamente in tutto il mondo, solo che l’agente patogeno causa una mortalità elevatissima decimando la popolazione mondiale. Ogni tipo di organizzazione implode ed i pochi sopravvissuti, in una situazione di anarchia totale, piombano in una sorta di “Far west” (con tutti contro tutti) riorganizzandosi alla meglio in piccole nuove comunità.
Se accadesse oggi, mi chiedevo, esiste un piano affinché i sopravvissuti, ciascuno con la propria competenza, riescano a mantenere i servizi essenziali per il nostro paese?
Evidentemente no, visto lo scenario che ci si è presentato nonostante le relativa bassa mortalità di questo corona virus: poche, perentorie decisioni sulla mobilità delle persone, prese a livello statale e ospedali (almeno quelli!) con adeguate dotazioni avrebbero probabilmente garantito un ulteriore significativo contenimento dei contagi e dei morti, e se la situazione non è precipitata lo si deve soprattutto al sacrificio (nel senso più completo del termine) di medici ed infermieri che hanno tamponato la situazioni dalla prima linea.
Invece, dato che in natura la decimazione di intere popolazioni animali avviene periodicamente anche come fattore naturale di contenimento delle popolazioni, e visto che anche la specie umana potrebbe (nonostante l’intelletto e la tecnologia che ne deriva) essere falcidiata da eventi simili (naturali o, peggio, artificiali, come nello sceneggiato citato), ogni nazione dovrebbe avere un piano per garantire i servizi essenziali ai “sopravvissuti”: assistenza sanitaria (quali ospedali e quali aziende farmaceutiche resteranno attivi e dove confluiranno i medici superstiti i farmacologi ed i chimici); approvvigionamento alimentare minimale (determinazione di aziende in grado di fornire gli alimenti essenziali e gestione degli stoccaggi con concentrazione di operatori e agronomi reduci dall’evento pandemico); disponibilità di energia elettrica (centrali idro-eolico- fotovoltaiche che resterebbero operative con concentrazione di ingegneri e personale tecnico scampato); collegamenti ferroviari / aerei essenziali con predeterminazione di stazioni ed aeroporti su cui far convergere gli esperti redivivi; garanzia della difesa da eventuali aggressioni con preventiva selezione di basi aeree / navali e caserme che resterebbero attive ove radunare il personale specializzato reduce.
(N.B. quelli elencati sono alcuni dei settori strategici cui non si può rinunciare pena trovarsi alla mercé di altri stati che penseranno prima a loro stessi : vedasi caso mascherine e tute isolanti, tamponi e reagenti ….)
Aspetti politico – amministrativi: non mi avventuro in commenti sulla pietosa scena delle contrapposizioni tra attività governativa ed azioni delle singole regioni o sui commenti di molti politici e addetti ai lavori, come sempre autolesionistici, che non fanno altro che svilire sempre più l’immagine della nostra nazione nel mondo (impariamo dai germani che stanno zitti e fanno e se sbagliano “ lavano i panni sporchi in famiglia “). Nemmeno voglio approfondire l’atteggiamento da questuanti che stiamo assumendo nei confronti di un’Europa cui abbiamo contribuito a costruire con fior fior di soldi (con un saldo come contribuenti netti che ci permetterebbe di riportare il nostro debito pubblico entro margini di assoluta tranquillità) e cui abbiamo conferito miliardi e miliardi (dal MES alla BCE). Mi
limito a considerare come l’eventuale naufragio economico dell’Italia innescherebbe, con ogni probabilità, un effetto domino di portata mondiale cui non riuscirebbero a sottrarsi nemmeno i così detti paesi “Virtuosi”. Quindi che facciano saltar fuori i soldi che servono senza fare troppo i preziosi o finiremo “Tutti insieme appassionatamente” nella “Me ..l ..ma”.
Aspetti economico – legali : in uno stato di diritto (a livello nazionale certamente o internazionale, forse), normalmente, chiunque causi ad altri un danno ingiusto, è tenuto a risarcirlo: se un automobilista mi tampona risarcirà, su mia richiesta esplicita, il danno che ha causato, la Germania fu condannata a pagare ingenti danni di guerra per entrambi i conflitti mondiali (poi in buona parte condonati!), noi, nel 1947 perdemmo Istria e Dalmazia… Naturalmente, come mi pare logico, devono esserci un soggetto causa di nocumento ed un altro che lo subisce e chiama il primo a risponderne anche economicamente.

Nel caso attuale non ci sono dubbi circa l’origine (quanto meno geografica) della pestilenza e del suo diffondersi nel mondo. Ugualmente acclarato sembrerebbe essere il comportamento, quanto meno colposo, che, in assenza di una adeguata e pronta profilassi, dovuta, a quanto pare, ad imperizia e sottovalutazione della patologia, se non a futili motivi (le ventilate derrate alimentari da non perdere durante i festeggiamenti del capodanno cinese), si è velocemente disperso in tutto il globo.
A questo punto, visto che trattasi del colosso economico che contende il primato del PIL addirittura agli USA, non vedo perché non si possa pretendere un adeguato risarcimento economico.
Quanto meno si avvii un dibattito sul tema. In effetti il presidente statunitense ha già dichiarato che “La Cina dovrà pagare …” ma, come è noto, Trump non è stato tenero con i cinesi fin la principio del suo mandato (ed in effetti alcuni risultati si sono visti) ….
Certo noi non siamo gli USA e visto il contesto strategico mondiale, con la Cina, appunto, che sta tentando di espandersi economicamente, tramite grandi investimenti infrastrutturali verso occidente con il progetto noto come “Via della seta”, la questione è davvero spinosa considerato che gli americani non sono disposti a condividere spazi che hanno occupato indisturbati, o quasi, dal termine del “Piano Marshall” in poi. Ma tant’è, nulla vieta di chiedere un congruo risarcimento sia in termini diretti che indiretti (per esempio acquistando titoli pubblici a tasso zero e con restituzione opportunamente dilazionata nel tempo).

Valerio Montonati, Agronomo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Aprile 2020
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