Norme anti contagio, si discute di uno stop ai colori e di una possibile “zona arancione” in tutta Italia
Un dibattito incalzato da un lato dalla nuova minaccia costituita dalla maggiore diffusione delle varianti del virus e dall’altro da chi invoca meno chiusure e provvedimenti più circoscritti
In vista della scandenza del Dpcm e dei decreti in vigore si torna a discutere di norme anticontagio sul territorio nazionale. Un dibattito incalzato da un lato dalla nuova minaccia costituita dalla maggiore diffusione delle varianti del virus, che potrebbero cambiare la velocità di crescita della curva contagi, e dall’altro da chi invoca meno chiusure e provvedimenti più circoscritti.
In attesa di conoscere l’indirizzo del nuovo Governo Draghi sulla gestione dell’emergenza sanitaria, vanno tenute d’occhio le prossime scandenze. Il prossimo 25 febbraio bisognerà decidere se rinnovare o meno il divieto degli spostamenti tra regioni (oggi vietato anche tra regioni dello stesso colore) e entro il 5 marzo ci sarà da definire le nuove regole del Dpcm in scadenza: si saprà se possono ripartire sci, palestre, piscine e teatri, ed eventualmente con quali contingentamenti.
In queste ore si parla molto anche di una possibile revisione del sistema di prevenzione a fasce di colore che ha caratterizzato la lotta alla pandemia durante la seconda ondata. Secondo quanto anticipa il Corriere della Sera il messaggio che arriva dalle Regioni è quello di modificarlo e, nelle prossime ore, potrebbe essere messo nero su bianco in un documento da sottoporre allo stesso presidente del Consiglio e ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Mariastella Gelmini. Una delle ipotesi in campo è una zona arancione con tempi più definiti e in modo omogeneo sul territorio nazionale.
Già nella serata di venerdì Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni, aveva detto che “serve una riflessione perché questo sistema a colori ha avuto un senso in questi mesi, ma credo che oggi dimostri qualche fragilità. Il rischio è un saliscendi che non dà certezze per il futuro a chi è in difficoltà».
Il Presidente lombardo Attilio Fontana si limita a contestare l’attuale organizzazione: “Penso che ci sia la necessità di misure meno draconiane, ma probabilmente con uno spazio di tempo maggiore. È opportuno rivedere il sistema attuale che ci tiene in apprensione fino al venerdì pomeriggio di ogni settimana: dobbiamo dare modo alle famiglie, imprese e attività commerciali di avere la possibilità di organizzare le proprie attività. Basta con il metodo dei colori che è una continua rincorsa del sali e scendi del virus».
Il leader della Lega Matteo Salvini ha però lanciato l’altolà via Twitter: “Basta con gli annunci, gli allarmi e le paure preventive che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, se ci sono zone piú a rischio si intervenga in modo rapido e circoscritto, si acceleri sul piano vaccinale ma on si getti nel panico l’intero Paese. Il diritto alla salute viene prima di tutto e rispettiamo le indicazioni della comunità scientifica, non le anticipazioni a mezzo stampa di lockdown ingiustificati e generalizzati”.
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