Il Comune di Gallarate è parte civile nel processo “Mensa dei poveri” che coinvolge anche il sindaco

Venerdì 19 marzo si apre il processo sulla maxinchiesta che ruota intorno alla figura di Nino Caianiello e tocca anche l'urbanistica gallaratese. La Procura ha chiesto anche il rinvio a giudizio del sindaco Cassani e il Comune è parte lesa

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Venerdì 19 marzo si apre alla Fiera di Milano il processo della maxinchiesta Mensa dei Poveri: anche il Comune di Gallarate si costituirà parte civile nel processo, perché la vicenda tocca l’urbanistica gallaratese (tra gli arrestati c’era anche l’assessore Petrone, mentre un dirigente comunale aveva l’obbligo di firma) e vede la richiesta di rinvio a giudizio anche del sindaco Andrea Cassani, per una turbativa d’asta.

Mensa dei Poveri, l’inchiesta che ha fatto tremare la politica varesotta approda in aula

La vicenda è certo anomala: il Comune si costituisce parte civile anche per le presunte responsabilità del suo primo cittadino, per questo motivo la delibera di giunta per l’affidamento della costituzione (con richiesta di 25mila euro di danno d’immagine alla città) è stata approvata dalla giunta e non dal sindaco, parte in causa.

Per Cassani è stato chiesto il rinvio a giudizio, che può essere confermato o meno nel corso della fase della Udienza Preliminare, che in realtà passerà per diverse udienze, visto il grande numero di persone coinvolte.

L’inchiesta ha toccato diversi filoni, dall’edilizia alle maggiori società pubbliche del Varesotto e dell’Alto Milanese (che si costituiranno parte civile), mentre altri “capitoli” toccano la politica nella città di Milano.
Il principale filone gallaratese è quello che riguarda l’urbanistica, con le manovre del gruppo che fa capo a Nino Caianiello per “pilotare” la Variante al Pgt, che doveva servire a sbloccare alcune operazioni, tra cui un nuovo supermercato da realizzare in via Torino e una demolizione-ricostruzione di palazzi storici in via Mazzini, nel centro cittadino.
Due sono gli episodi che erano emersi in capo al sindaco: innanzitutto il tentativo di influenzare la scelta del professionista incaricato di redigere la Variante. E poi la contestazione del tentativo di ottenere un parere legale che consentisse di fermare la azione di responsabilità (che in effetti poi si arenò) verso gli ex amministratori di Amsc, la società comunale che è stata guidata per un decennio da Nino Caianiello.

Mensa dei poveri, Cassani: «Hanno provato a coinvolgermi, dimostrerò la mia innocenza»

Le accuse al sindaco poggiano sulle testimonianze di Alberto Bilardo e Alessandro Petrone, rispettivamente coordinatore di Forza Italia ed assessore all’urbanistica della giunta Cassani da settembre 2017 all’arresto nel maggio 2019. Dichiarazioni considerate credibili dalla Procura di Milano sulla base degli elementi raccolti. Cassani si proclama innocente: «Alcune di queste persone hanno provato, stanno provando a coinvolgere il sottoscritto» ha ribadito in un messaggio video. «La magistratura ha ritenuto che io debba essere giudicato? Nessun problema, non ho problemi ad andare a processo. Lì dimostrerò la mia innocenza, come emerge dalle carte».

Cassani ha sempre accusato i suoi accusatori di essere dei calunniatori che lo hanno coinvolto per alleggerire la loro posizione. «Non c’è un’evidenza di un mio coinvolgimento e ci sono versioni contrastanti» ha ribadito ancora nell’ultimo video per i suoi follower. Il sindaco dice di essere stato «ostacolo» ai progetti del gruppo Caianiello, come era stato indicato nella prima ordinanza che aveva portato agli arresti – tra gli altri – di Bilardo e Petrone: la stessa Procura aveva poi però mutato orientamento in seguito e oggi rischia di andare a processo (tecnicamente lo sarà se viene accolta la richiesta di  giudizio nella udienza preliminare, su cui deciderà il Gup Natalia Imarisio).

Cemento e azione di responsabilità di Amsc, i due “nodi” dell’inchiesta a Gallarate

Il centrodestra fa quadrato intorno al sindaco

La maggioranza di Cassani ha perso alcuni consiglieri, nell’arco di un anno e mezzo, ma il sindaco è passato indenne da due diverse richieste di sfiducia presentate dalle opposizioni in consiglio comunale, mantenendo una risicata maggioranza. Al suo fianco ci sono Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia (mentre la componente di Libertà per Gallarate è passata all’opposizione, così come l’ex Forza Italia Leonardo Martucci).

La linea è condivisa dalla giunta: «Esprimiamo la nostra personale solidarietà nei confronti del sindaco che è stato suo malgrado coinvolto in una vicenda scaturita da ben più gravi responsabilità e crediamo fermamente nell’estraneità ai fatti di Cassani», dice la dichiarazione congiunta rilasciata dalla giunta, che ha specificato che «il sindaco stesso non ha voluto condizionare in alcun modo l’ente rimanendo del tutto estraneo all’adozione della linea processuale».

Mensa dei poveri, le opposizioni: «Cassani ha responsabilità politiche»

«Gli auguriamo con tutto il cuore che all’udienza preliminare possa dimostrare la propria estraneità ai fatti: questo toglierà le ombre sulle responsabilità penali, ma quelle sulle responsabilità politiche continueranno a rimanere, irrisolte» ha scritto in una nota il Pd cittadino. Che vede in tre momenti diversi il danno fatto da Cassani all’immagine della città. «Prima votando i provvedimenti frutto di corruzione (senza accorgersi di niente: noi crediamo sia innocente, ma proprio per questo motivo salta all’occhio la sua inadeguatezza, la sua incapacità di vedere quello che accadeva sotto il suo naso); poi scrollandosi di dosso ogni responsabilità politica, confessando che i suoi assessori non sono stati liberamente scelti ma sono stati imposti per via di accordi politici; oggi con questo atto – dovuto – che semplicemente non sarebbe dovuto accadere, perché se avesse davvero rispettato la sua carica Cassani si sarebbe dovuto dimettere da tempo».

Critiche simili sono venute anche dalla lista civica Città è Vita. Un richiamo al garantismo associato all’analisi delle responsabilità politiche è venuto anche da forze esterne al consiglio comunale: «Il PSI di Gallarate ribadisce la sua già nota posizione di garantista senza se e senza ma. Soltanto dopo la celebrazione dei processi da parte della Magistratura si sapranno le responsabilità penali degli indagati. Fino ad allora è meglio non interferire in nessun modo. Tuttavia, per quanto riguarda il Garofano gallaratese, le responsabilità sono tutte politiche ed è proprio da qui che occorre partire e riflettere».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 18 Marzo 2021
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