Nel 1992 la Lega travolse tutti, tranne Giuseppe Zamberletti
Ricordata in Senato la figura del padre della protezione civile. Casellati: "Un uomo che ha avuto a cuore il bene comune e l'interesse del Paese"
Sicuramente Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione civile italiana, la sua commemorazione l’avrebbe voluta così: tra persone amiche che ne hanno apprezzato l’opera e condiviso le passioni, riunite in quella che potrebbe essere definita la sua casa, ovvero il senato della repubblica, alla presenza di un’alta carica dello Stato.
Nella sala “Caduti di Nassirya” c’erano gli amici venuti da Varese, la seconda carica dello stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il senatore Alessandro Alfieri, organizzatore dell’incontro, il sindaco di Varese Davide Galimberti, il giornalista Gianni Spartà autore del libro a lui dedicato, Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile italiana, il ministro Giancarlo Giorgetti, che si è definito “cazzaghese” e non varesino. E ancora l’ex senatore di Forza Italia Antonio Tomassini e il senatore della Lega Stefano Candiani.
CORAGGIO E COMPETENZA
«Giuseppe Zamberletti è stato un uomo dal coraggio non comune che lo ha reso protagonista del dibattito politico – ha detto la presidente del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati -. Si è distinto per le sue idee innovative e ha sempre espresso il massimo livello di competenza, professionalità e capacità di lavoro. Un uomo che ha avuto a cuore il bene comune e l’interesse del Paese. La protezione civile, che è stato il frutto di una delle sue brillanti intuizioni, può essere racchiusa in tre parole chiave: prevenzione, responsabilità e valorizzazione delle autonomie locali».
Sicuramente Zorro, così veniva chiamato il senatore dagli amici radioamatori, è stato un uomo capace di appassionare le persone alla politica e se Alessandro Alfieri oggi si trova in Senato lo deve un poco anche a lui. «Ho un affetto personale per Zamberletti – ha detto il senatore del Pd – perché fin da piccolo lo ascoltavo mentre discuteva di politica con mio padre. E anche grande stima per un uomo dello Stato che ha lavorato con passione e generosità per il bene comune».
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha ricordato l’esperienza di consigliere comunale di Zamberletti nel comune di Cazzago Brabbia e la grande considerazione politica di cui godeva sul territorio anche nel momento della massima ascesa della Lega. «È una forma di politica oggi sconosciuta al Paese – ha detto Giorgetti – Nel 1992 quando accettò di ricandidarsi al senato da noi tirava il vento fortissimo della Lega. Ma lui venne eletto ancora una volta in senato per la Dc raccogliendo voti, dove tutti gli altri venivano spazzati via».
IL POLITICO CHE DIVENTA TECNICO
Una carriera, quella di Zamberletti, partita dal basso e approdata alla grande politica dopo anni di gavetta e di confronti sui territori. «È una figura illuminata – ha detto il sindaco di Varese Galimberti – per stile, rigore e capacità di lavoro. Oggi siamo tutti qui a ricordarlo come un grande tecnico, ma lui era nato come politico e come tale era cresciuto nei consigli comunali fino all’approdo in parlamento. Oggi è il contrario: è il tecnico che diventa politico».
«Non c’era luogo migliore per rappresentare la figura di Zamberletti – ha aggiunto Fabrizio Curcio capo del dipartimento della protezione civile italiana – Io lo chiamo ancora presidente Zamberletti, non posso fare altrimenti per uno che ha cambiato lo Stato e trasformato la generosità in un servizio fondamentale per il Paese. Aveva capito la rilevanza dei sindaci perché nessuno conosce una comunità travolta da un terremoto come la può conoscere un sindaco».
LA TELEFONATA NOTTURNA DI COSSIGA
La vita straordinaria di questo democristiano, amato anche da destra e sinistra, è stata raccontata da Gianni Spartà e Lorenzo Alessandrini nel libro “La luna sulle ali” (Macchione Editore). Ne esce il ritratto di un uomo originale, convinto presidenzialista, amante della buona musica, soprattutto napoletana, e fumatore incallito quando era tempo di elezioni.
«Eravamo nella redazione della Prealpina – ha raccontato Spartà – e seguivamo le elezioni del 1992, quelle che avrebbero cancellato un’intera classe politica. Zamberletti era nervosissimo, fumava una sigaretta dopo l’altra perché credeva di non farcela. Arrivò una telefonata che presi io, perché il centralinista del giornale era già andato a dormire. “Pronto, sono Francesco Cossiga. Mi dicono che Zamberletti è lì con voi. Ditegli di stare tranquillo: è stato eletto”».
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