Mobilità per la disabilità

I Comuni italiani spendono circa 7,5 miliardi di euro all’anno per la gestione del welfare, di cui circa 2 miliardi, cioè in media 12 euro pro capite, per l’inclusione sociale delle persone con disabilità

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“In classe ci sono alunni molto agitati, che, in realtà, con il loro atteggiamento mascherano la propria fragilità”, ci dice una delle maestre di Riccardo durante il colloquio. Fragile, contrario di resiliente, una parola che evoca malattia, il rischio di andare in milioni di pezzi, come un cristallo bellissimo e delicato, o appassire velocemente, come un papavero reciso, sia fisicamente che psicologicamente, davanti alle sollecitazioni, o alle tentazioni materiali e alla sofferenza morale, che la vita presenta. A volte la condizione è evidente, altre volte invisibile e inaccessibile, celata da una vita vissuta pirandellianamente. A volte è apparente, per diffusa percezione culturale, ad esempio di genere, a volte è un mero inganno, ordito dall’ignobile furbetto che vuole parcheggiare comodamente. In Italia ci sono 60 milioni, degli 8 miliardi di persone unicamente fragili che abitano il pianeta, perché tale è la natura, in particolare umana, delle cose. Forse è proprio questa intrinseca condizione esistenziale che stimola la sfrontatezza della nostra resistenza. Un tenace, imprevedibile, irragionevole anelito a fare in modo che non sia così ineluttabile, così demoralizzante. Ci muove quel senso inestinguibile di giustizia, equità, tenerezza umana, che risuona di amore infinito per cercare un senso alla nostra presenza, sempre in scadenza, qui e ora. Allora aguzziamo la vista ed entriamo in contatto con una delle mille manifestazioni della fragilità, i disabili, meglio, i diversamente abili, che hanno subìto in modo ancora più esposto gli effetti della pandemia, spesso per i limiti imposti alla propria mobilità fisica. (Foto di fsHH da Pixabay )

Secondo i dati ISTAT ci sono in Italia oltre 3 milioni di persone con limitazioni funzionali gravi, dei quali solo meno di 2 milioni è titolare di un’indennità di accompagnamento. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con disabilità, approvata nel 2006 e ratificata dall’Italia con la Legge 18 del 2009, promuove e garantisce il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e il rispetto per la loro intrinseca dignità. La convenzione definisce persone con disabilità coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali, nell’interazione con barriere di diversa natura, che possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri. Per queste persone vengono richiamati i principi di rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, la libertà di compiere le proprie scelte, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, la parità di opportunità, l’accessibilità. Un diritto specifico è previsto per la partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport. L’art. 30 in dettaglio sancisce che abbiano accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili; abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale. A tal fine gli Stati devono adottare misure adeguate a consentire alle persone con disabilità di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società; e promuovere la partecipazione più estesa possibile delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli.

Belle parole che si scontrano a muso duro con la realtà delle risorse disponibili. Per rendere effettive queste disposizioni, così come quelle sancite dalla Costituzione italiana, sono necessarie politiche specifiche che rendano concreti i principi solennemente enunciati: dalla riduzione delle barriere architettoniche fisiche, alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo.

Secondo i calcoli forniti dalla fondazione Open Polis, i Comuni italiani spendono circa 7,5 miliardi di euro all’anno per la gestione del welfare, di cui circa 2 miliardi, cioè in media 12 euro pro capite, per l’inclusione sociale delle persone con disabilità, cioè un caffè al mese. Se allarghiamo lo sguardo agli anziani, una fetta crescente di popolazione che include molte fragilità, lo scenario non cambia. Secondo l’ultimo censimento Istat, in Italia la fascia di cittadini con più di 65 anni di età rappresenta il 24% della popolazione totale. L’indice di vecchiaia, il rapporto tra la popolazione ultra 65enne e quella con meno di 15 anni è notevolmente aumentato nel tempo. Siamo passati da 46 del 1971 a 183 nel 2020. I Comuni spendono 17 euro pro capite il benessere degli anziani.

L’intervento della solidarietà privata attraverso le forme del volontariato, delle donazioni e dell’associazionismo, contribuisce in modo essenziale a colmare il divario tra le esigenze e le risorse pubbliche. La generosità e la disponibilità di tutte le persone sensibili, deve essere trasformata in presenza costante con l’organizzazione e la gestione professionale e mirare all’autosostentamento economico. Per fare questo sono necessarie competenze, tecnologie, attori capaci di orientare le risorse e le esigenze del pubblico e del privato verso un unico obiettivo: garantire una migliore vita ai soggetti più deboli della comunità, alle persone svantaggiate.

Interessante l’esempio di PMG Italia spa, attiva nei servizi di mobilità. PMG è una società Benefit, con oltre 900 mezzi circolanti sul territorio, che servono più di 650 comuni o enti pubblici, che, con il sostegno di oltre 70.000 sponsor, offrono a molti disabili e anziani il servizio di mobilità garantita. Ad esempio, recentemente, dalla collaborazione tra PMG e le associazioni Aiutapsiche e Ispam, è nata l’iniziativa di mettere due nuovi mezzi a disposizione dei pazienti dei Centri Diurni di Arona e Borgomanero del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Novara. Il Ford Transit a 9 posti e l’Opel Corsa ceduti in comodato d’uso gratuito serviranno inoltre per le iniziative risocializzanti e di inclusione, che sono fondamentali per le persone con disabilità psichica. Hanno aderito al progetto i Comuni di Castelletto sopra Ticino, Oleggio, Oleggio Castello, Paruzzaro e Varallo Pombia, insieme a diverse attività e imprese dell’area nord della Provincia di Novara.

Oltre alla dimensione umana e di supporto alla coesione sociale nella relazione pubblico privato, l’efficienza del servizio è una componente chiave dell’attività. Per la gestione del parco mezzi, PMG ha trovato un partner di eccellenza in Vodafone Automotive, una delle imprese di punta dell’innovazione tecnologica del settore della mobilità connessa e condivisa a livello mondiale, con centro di produzione e sviluppo a Varese (https://www.varesenews.it/2018/10/vodafone- automotive-varese-connette-mondo/756333/). Il servizio di Fleet Analytics fornisce a PMG gli strumenti e la piattaforma per massimizzare le prestazioni dei veicoli e aumentare gli standard di sicurezza dei conducenti e dei passeggeri ospitati a bordo, attraverso la raccolta e il monitoraggio in tempo reale dei dati dai veicoli e dagli altri sistemi disponibili, che permette anche la manutenzione predittiva dei veicoli resa possibile dal sistema di diagnostica e sensoristica installato a bordo.

Per vincere la sfida dell’inclusione ci vuole un villaggio: braccia, cuori, tasche, teste, tecnologie, che insieme costruiscono ponti oltre le barriere.
“Da impossible a i’m possible”, Alexey Chuvasev, atleta paraolimpico russo.

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Pubblicato il 03 Aprile 2022
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