Sociali e anche “social”, le cooperative evolvono ma i valori restano al centro
Un mondo che si apre alle nuove generazioni, al digitale e ai moderni strumenti per comunicare. Aldo Montalbetti vice presidente di Confcooperative Insubria: "Oggi abbiamo maggiori responsabilità"
Il passaggio generazionale è un tema cruciale nelle imprese, anche in quelle cooperative. Non può essere improvvisato e tantomeno ritardato. Il passaggio va preparato per tempo e con strumenti adeguati. L’apertura di Confcooperative Insubria al mondo universitario va proprio in questa direzione.
È in quel contesto che si possono trovare le risorse umane per affrontare il cambiamento che la società sta attraversando. Servono giovani con competenze in campo economico, e non solo, in grado di usare strategicamente i nuovi strumenti digitali.
IL DOPO DI NOI
Il mondo su questo fronte evolve a una velocità incredibile e una parte di quello che Aldo Montalbetti, vice presidente di Confcooperative Insubria, definisce «Il dopo di noi», passa anche dalle nuove tecnologie, strumenti che ci abilitano, siano essi algoritmi, piattaforme social o big data. «La velocità, l’essere connessi e attaccati alla realtà – dice Montalbetti – sono diventati essenziali per capire come stare al mondo. E i giovani sono i veri interpreti di questo contesto che è molto diverso rispetto a quando ho iniziato io».
Ci sono dunque due piani da affrontare, ben diversi tra loro. Montalbetti, che è anche presidente della cooperativa sociale Arcisate Solidale, li tiene coerentemente insieme. Da una parte ci sono i valori della cooperazione che le nuove generazioni, nella continuità, devono garantire e averne cura. Dall’altra ci sono gli strumenti per realizzare gli obiettivi posti da quei valori. Insomma, anche con l’avvento del digitale, l’uomo continua ad esistere, forse con maggiori responsabilità rispetto a prima.
ESSERE PROTAGONISTI DEL PROPRIO LAVORO
«I giovani non hanno piena coscienza di cosa voglia dire essere un cooperatore – spiega Montalbetti -. Bisogna saperli affiancare in modo adeguato nel loro percorso per metterli nelle condizioni di crescere responsabilmente. Quando ho iniziato, cioè 30 anni fa, la cosa che ho apprezzato di più era il fatto che se volevo assumermi una responsabilità ero libero di farlo».
Essere protagonisti del proprio lavoro è una prospettiva notevole a qualunque età, a maggior ragione quando si è giovani. E forse è proprio nella responsabilità che c’è la risposta più vera alla ricerca di senso dell’uomo. «Il messaggio che si voleva dare nell’incontro avuto all’università – continua il vice presidente di Confcooperative Insubria – faceva leva proprio su questo aspetto. Non è poi così banale sapere che se fai una cosa la puoi determinare fino in fondo. Per chi ha voglia di crescere è un aspetto molto appagante».
LA REPUTAZIONE VA PROTETTA
Nella cooperazione si fanno molte cose e per un giovane c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si è arrivati a mappare centinaia di competenze e non solo in campo sociale. Un mondo di opportunità che aspettano solo di essere colte, in un momento in cui il lavoro del futuro sembra imbrigliato nel rigido dualismo uomo-robot. C’è però un’avvertenza che Montalbetti esprime senza giri di parole: «Le risposte al bisogno che dà il mondo cooperativo sono un altro pezzo del “dopo di noi” da mettere bene a fuoco perché non esiste solo il bisogno, ma anche la relazione e con essa tanto spontaneismo che spesso si rivela nelle emergenze. Recentemente ho visto svanire nel nulla 30 anni di cooperazione attenta e responsabile, generatrice di valori, un esempio per tutti noi. Per giocarsi la reputazione basta un attimo».
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