“Ho raccolto il corpo di Suor Maria”, parla il missionario di Gemonio in Mozambico dopo l’attentato terroristico
Il missionario di Gemonio è stato tra i primi a raggiungere Chipene, il villaggio dove una banda di terroristi ha ucciso la religiosa italiana. «Terribile sapere che gli autori sono giovanissimi»

«Suor Maria era felicissima di tornare in quella missione, la stessa che aveva avviato negli anni Sessanta. Ero molto affezionato a lei: nonostante l’età e gli acciacchi era entusiasta. E nessuno poteva immaginare quello che è accaduto».
Don Filippo Macchi, 42 anni, è originario di Gemonio e – dopo diverse esperienze all’interno della diocesi di Como – ha scelto di partire missionario per il Mozambico, dove ha iniziato la propria attività proprio nella parrocchia di Chipene, nel nord del paese, dove martedì ha perso la vita suor Maria De Coppi. (foto in alto: don Filippo – a sinistra – al termine di una celebrazione a Chipene)
L’anziana religiosa italiana – era originaria della provincia di Treviso e aveva 83 anni – è stata assassinata nel corso di un attacco terroristico portato da miliziani (quasi certa la radice islamica) che oltre all’omicidio di suor Maria hanno devastato la missione cattolica e le tante strutture che erano state costruite nel corso degli anni, a favore della popolazione locale. Salvi invece gli altri religiosi presenti tra cui due preti italiani.
Le parole di don Filippo sono significative: il sacerdote varesotto è stato infatti una delle prime persone che hanno raggiunto la missione e si è speso in prima persona per evacuare chi era rimasto e confortare chi nell’attacco ha perso tutto. «Chipene è stata la prima realtà ad accogliermi quando sono arrivato in Mozambico – spiega Filippo – Ho passato quattro mesi in quel luogo, fino allo scorso marzo e ho conosciuto bene i due preti e le quattro suore della comunità, compresa naturalmente suor Maria che a 83 anni non aveva perso l’entusiasmo per la sua missione spesa in questo Paese martoriato».

Don Macchi in questo momento vive a Namapa, una località che si trova a circa 70 chilometri da Chipene. «Martedì sera abbiamo cominciato a sentire voci incontrollate che parlavano dell’attacco terroristico – racconta il missionario – e in seguito a quelle molta gente ha iniziato a scappare dai villaggi. A quel punto, l’unica soluzione per avere informazioni precise era partire e andare di persona sul posto a verificare l’accaduto».
Con altri due preti, don Filippo ha quindi raggiunto Chipene e all’arrivo ha trovato un luogo distrutto. «È toccato a noi portare via il corpo di suor Maria oltre che evacuare gli altri missionari e alcune ragazze che vivono nella missione». Un compito doloroso, dopo il quale è subentrata l’amarezza: «Quel che più ci ha impressionato è il fatto che siano stati dei ragazzi molto giovani, in tanti casi neanche maggiorenni a compiere questo scempio, dichiarando esplicitamente che il motivo era l’odio religioso. Hanno bruciato tutte le strutture della missione: sarà dura ricominciare e per la gente sarà ancora più difficile tornare e riprendere un ritmo di vita normale».
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