Una centrale medica integrata e una operativa regionale per gestire il sovraffollamento nei PS
L'assessore al Welfare di Regione Bertolaso ha predisposto un piano che coinvolge anche i comuni per assicurare una risposta integrata, sia sanitaria che sociale, ai cittadini più fragili

«In Lombardia stiamo migliorando l’appropriatezza delle cure con l’attivazione di centrali mediche che rispondono ai bisogni di cura dei cittadini che non necessitano di ricovero in ospedale, ma che possono essere efficacemente gestiti attraverso l’utilizzo della telemedicina e, eventualmente, l’invio a domicilio di team specialistici». Lo annuncia l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, che segue costantemente lo stato di sovraffollamento dei Pronto Soccorso lombardi.
«Insieme alle direzioni delle Aziende socio-sanitarie e delle Agenzie sanitarie – continua l’assessore – stiamo definendo e realizzando una serie di interventi, sia di natura preventiva, sia di gestione del afflusso dei cittadini ai P.S. che storicamente aumentano nel periodo delle festività».
Regione Lombardia si muoverà in due direzioni: da una parte l’attivazione di un maggior numero di letti in area subintensiva e di cure intermedie e dall’altra l’efficientamento dei percorsi assistenziali, attraverso appunto l’attivazione di una Centrale Medica Integrata di II Livello e una Centrale Operativa per il coordinamento dei trasporti. Sarà poi definito nei dettagli un nuovo modello regionale che valorizzi i percorsi intraospedalieri e rafforzi la rete specialistica degli ospedali e i trasporti dagli stessi verso i luoghi più appropriati di cura.
Anche in Lombardia, se pure in misura minore rispetto ad altre regioni, la permanenza degli assistiti nei P.S. rappresenta una vera emergenza, associata ad un peggiore decorso clinico dei pazienti, ed è una delle maggiori cause di fuga dei medici dai servizi di urgenza.
«In questi giorni di festa – conclude l’assessore – abbiamo bisogno di rafforzare la collaborazione con i Comuni per assicurare una risposta integrata, sia sanitaria che sociale, ai cittadini più fragili che spesso si rivolgono agli ospedali in assenza di alternative assistenziali senza dimenticare la dimensione umana della problematica alla quale ci dedicheremo con ogni possibile energia».
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