I Deep Purple in Giappone
Un live che ebbe una popolarità straordinaria

In una recensione di qualche anno fa avevo definito l’hard rock una musica per gente di bocca buona, ricevendo una piccata risposta da un lettore. Probabilmente mi ero espresso male ma intendevo dire che, almeno in quell’epoca caratterizzata dal musicalmente complicato prog, l’hard rock era per tanti una porta di accesso e questo album ne era la prova poiché non ne ricordo un altro che trovavi con la stessa frequenza in casa di amici, compresi quelli che non seguivano il rock. Erano i cosiddetti Deep Purple MkII, la seconda formazione storica nella quale erano arrivati Gillan e Glover e questa era la tournée di Machine Head. In verità loro non è che volessero realizzare un live, anche perché le tecnologie dell’epoca non erano granché: pensarono addirittura di farlo uscire solo in Giappone come poi successe, almeno agli inizi, a Dylan, agli Weather Report ed ai Santana. Ma la casa discografica aveva altre idee, anche giustificate visto poi il grande successo. La band è “in palla” e le versioni estese di Smoke on the water, Child in time e Space truckin’, giusto per citarne tre, sono diventate dei classici.
Curiosità: la mediocre qualità delle registrazioni live dei tempi, alla quale abbiamo accennato, portava inevitabilmente a molte correzioni successive in studio. Pare che in Made in Japan non ce ne siano, tanto che il bassista Roger Glover anni dopo lo definì “il live più onesto della storia del rock”.
“50 anni fa la musica” si ferma per le feste natalizie: ci sentiamo dopo la Befana! Auguri!
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