Libri

“Lettera dalla solitudine”, al Salone Estense il libro di Fernando De Maria

L’appuntamento con l’autore è per lunedì 12 dicembre alle ore 16 e 30

12 Dicembre 2022

Lunedì 12 dicembre, alle  ore 16 e 30 (Ingresso libero, fino ad esaurimento posti), al Salone Estense del Comune di Varese (foto sopra), si terrà la presentazione del libro “Lettera dalla solitudine” scritto da Fernando De Maria. Il libro è una raccolta di brani sui sentimenti che accompagnano la vita, scritti dal 2004 a oggi. Nel suo libro l’autore varesino toccherà i temi dell’infanzia, dell’adolescenza, della maturità e della vecchiaia.
Il libro è un proseguimento de “L’arlecchino di velate”, opera pubblicata nel 2004. Di seguito pubblichiamo il brano “Il canto della sera” tratto dal capitolo: “La vita”.

IL CANTO DELLA SERA

Nella casa di riposo al pomeriggio si canta. Dopo il rosario, nella chiesetta, le ospiti salgono al terzo piano dove la ”sala di musica” fatica a contenere parenti , assistenti ed anziane. Alcune di queste arrivano in carrozzina, altre con supporti ortopedici ed altre ancora accompagnate dai parenti. Fino a qualche anno fa, quel luogo, ospitava anche mia madre. A dirigere il coro è un maestro di musica accompagnato da una chitarra.
Chi entra nella sala a concerto iniziato ha la sensazione di trovarsi in un cortile dove è in corso una festa paesana. Una festa dove gioia e clamore sono attenuati dai colori del tempo. Quelle due ore di canto sono il momento più atteso del giorno. Fra le “donnine” (è una residenza per sole donne) c’è chi arriva vestita elegantemente, ornata di collana, rossetto ed orecchini; e chi, per la fretta, si dimentica di togliere i bigodini. Le canzoni sono scelte dalle ospiti e richiamano la gioventù. Fra queste: “O’ sole mio”, ”I pompieri
di Viggiù”, “Dove sei stato mio bell’alpino”,” Mamma”, Signorinella”, “Vecchio scarpone” e “Firenze sogna”.
Ad esse vanno aggiunti brani per occasioni particolari come compleanni e festività diverse. Noi figli , accompagnando i nostri genitori nelle strutture assistenziali, spesso, li immaginiamo nella solitudine: vorremmo saperli felici o, perlomeno sereni. Per non avvertire, quel nodo che ci prende la gola. Ecco
perché, vederli cantare suscita commozione. Già in lontananza, quando lasci l’ascensore e ti immetti nel corridoio che porta alla “sala”, ti accorgi che, oltre quella porta socchiusa, c’è un mondo dove la quiete lascia il posto ad una delle manifestazioni più genuine della vita. Li osservi quei volti increspati: comprendi che il tempo ha mutato la primitiva bellezza, ma non il candore dell’anima. Esso rimane: come una perla nel buio, come una parola d’amore. Il canto che sale riverbera dolcezza e nostalgia. Un estremo desiderio di
rimanere “nel gruppo”.

LEGGI GLI SCRITTI DI FERNANDO DE MARIA

 

7 Dicembre 2022
Redazione VareseNews
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