Addio a Giorgio Napolitano, funerale laico in Parlamento
Nell'Aula di Montecitorio il funerale di Giorgio Napolitano con quattro capi di Stato e un emerito, oltre cento ambasciatori e tantissimi rappresentanti del mondo della politica e dell'economia
Si sono svolti nell’aula di Montecitorio i funerali del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Funerali di Stato con rito laico per l’ultimo saluto al protagonista della storia repubblicana morto venerdì scorso all’età di 98 anni.
Nel parlamento riunito in seduta comune oltre alla famiglia -con la moglie Clio in prima fila- quattro capi di Stato e un emerito, oltre cento ambasciatori e tantissimi rappresentanti del mondo della politica e dell’economia. Fuori dal Palazzo i maxischermi con la diretta, trasmessa in tv e sul web.
Il feretro è arrivato da Palazzo Madama -dove era stata allestita la camera ardente- intorno alle 11.30 e poi è iniziata la funzione secondo un cerimoniale rigido e dettagliato. Nove gli interventi: oltre ai presidenti di Camera e Senato, hanno parlato il figlio di Giorgio Napolitano, Giulio, e la nipote Sofia. Poi i cinque oratori scelti dalla famiglia: Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Paolo Gentiloni, Gianfranco Ravasi, Giuliano Amato.
«Credeva nella lotta politica, nella ricerca di soluzioni per ridurre le diseguaglianze -ha detto il figli Giulio Napolitano-. In questo impegno politico ha combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate, cercando poi di correggere errori ed esplorare soluzioni nuove. Ha sentito la vicinanza del popolo italiano, ha guardato. Per il bene dell’italia». Uno statista che era anche un nonno, come ricorda la nipote. «Per lui contava fossimo felici, al di là della carriera -ha detto Sofia Napolitano-. Giorgio Napolitano era un leader e un politico e un uomo formidabile premuroso e pieno di attenzioni, era sempre presente per noi, ascoltava i nostri problemi in modo partecipe e e comprensivo nonostante fosse già occupato con i problemi del Paese».
Poi è stata la volta del ricordo di Anna Finocchiaro, presidente della Fondazione Italiadecide che ha ricordato come «temevo le sue lettere, se la scrittura era più puntuta era arrabbiato», di Paolo Gentiloni secondo cui «ha compreso in anticipo, io ne sono diretto testimone, l’importanza di un ruolo europeo nella transizione climatica» e di Gianni Letta che traccia un parallelismo con la morte di Silvio Berlusconi: «dopo Berlusconi, Napolitano, a tre mesi uno dall’altro. Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello che non si dissero quaggiù e, placata ogni polemica, possano chiarirsi e ritrovarsi nella luce».
Durante un funerale laico spicca la presenza del cardinale Angelo Ravasi, protagonista con Napolitano di un profondo dialogo sul rapporto tra laici e credenti. Ravasi ha appunto sottolineato la grandissima cultura di Napolitano spiegando che «Vorrei portare anche io un fiore ideale sulla sua tomba, sul suo feretro. Un fiore che è un verso tratto dal libro del profeta Daniele. ‘I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento. Coloro che avranno indotto molti nella giustizia risplenderanno come le stelle nel firmamento, per sempre».
Infine l’intervento di Giuliano Amato, presidente emerito della Corte costituzionale ed ex premier. Un intervento durante il quale è stato sottolineato «il grande tormento dopo Budapest e Praga» e citata la morte di Loris D’Ambrosio per arrivare a ricordare anche come «dell’Europa fece una missione per sé e per l’Italia. Ricordo quando ebbe un periodo di debolezza di cuore e Clio lo accompagnava tutte le settimane, li incontravo nei corridoi del Parlamento europeo, lui che non voleva rinunciare al suo lavoro in Europa e lei che gli stava accanto perché non si fidava a lasciarlo da solo».
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