Il Pd a congresso, Bernardoni: “Posizioni più incisive e organizzazione territoriale, così il partito può ripartire”
Bernardoni domenica, nei circoli del Pd, “sfida” Giacomo Fisco per l’incarico al vertice della macchina organizzativa provinciale

Iscritti, sedi di partito, nuove forme di partecipazione, «l’obiettivo deve essere quello di coinvolgere». Alice Bernardoni ha ben presente la sfida che l’attende qualora fosse eletta alla segreteria provinciale del Partito Democratico e, come chiunque si occupa di politica, sa anche quanto sia impegnativa.
Ha 43 anni, due figlie e un marito. È una militante storica del Partito Democratico a cui si è iscritta da quando è nato nel 2008, segretaria di circolo a Tradate e assessore all’urbanistica, consigliere comunale di minoranza, vicesegretaria in questo ultimo mandato.
Bernardoni domenica, nei circoli del Pd, “sfida” Giacomo Fisco per l’incarico al vertice della macchina organizzativa provinciale. Una sfida che, però, ci tiene a non presentare come divisiva: «Il contesto valoriale in cui ci muoviamo è lo stesso, semmai ci può essere una visione diversa di come si vuole organizzare l’attività politica sul territorio».
In queste settimane di confronto per la segreteria che partito ha ri-trovato?
La nostra comunità ha una forza straordinaria ma non vanno nascoste le criticità. I circoli territoriali sono diminuiti e si fatica a tenere aperte le sedi. La nostra base ha un’età più avanzata rispetto ad altre epoche, basti pensare che a Tradate io fino a poco tempo fa ero la più giovane, e ho 43 anni. Andare alla radice di queste dinamiche è però molto difficile perché è la società ad essere cambiata. Non si può però fuggire dalle responsabilità: io credo che il nostro partito abbia avuto un grosso problema di credibilità, su questo abbiamo perso tanto. Quando per esempio siamo andati al governo con i Cinque Stelle la base non ha potuto scegliere, così come è accaduto per le liste dei candidati parlamentari. Dov’è allora il significato di essere degli iscritti, di avere una tessera se non si riesce a partecipare?
Come sta cambiando la comunità del Pd?
C’è un importante elemento di novità che impone una riflessione in più. Noi abbiamo avuto lo scorso anno 70 nuovi iscritti online, che sono diventati 160 solo nella prima metà di quest’anno. Sono numeri importanti ma richiedono uno sforzo diverso. Queste iscrizioni cambiano molto la prospettiva di partecipazione, spesso sono persone che si iscrivono per sostenere una battaglia specifica e non contribuiscono nelle forme consolidate della militanza di partito. La sfida a cui dobbiamo rispondere è rapportarci con loro, tenerli al nostro interno. Ed è una sfida simile a quella che riguarda i rapporti con i gruppi e movimenti organizzati al di fuori del partito: i sindacati, i movimenti come Friday for Future, FemVa e tante realtà con le quali dobbiamo dimostrare di essere un punto di riferimento costante. La mia segreteria avrà un ruolo ad hoc per tenere i rapporti con la nostra comunità estesa».
Cosa intende rivedere nell’organizzazione del partito?
Nella nostra idea c’è una riorganizzazione non più incentrata su deleghe verticali per singole tematiche ma più legata ad aree territoriali per rispondere alle diverse esigenze della nostra provincia. È evidente che le problematiche del luinese non sono le stesse dell’area di Malpensa, ad esempio. Così facendo si può stare davvero sul territorio e dare risposte. È chiaro che poi serve costruire anche un partito che sia in grado di elaborare proposte.
La segreteria nazionale di Elly Schlein come se la sta cavando secondo lei?
Va detto che la nostra comunità sta ancora superando una sorta di “ferita” che si è creata al momento dell’elezione. Il fatto che i circoli e i militanti abbiano votato per Bonaccini e le primarie abbiano eletto Schlein ha aperto molte riflessioni, e lo dico da militante che ha sostenuto la mozione di Schlein. Vale però sempre la questione della tessera: il parere degli iscritti deve contare. Sulla segreteria in generale vedo che alcune aspettative si sono un po’ sgonfiate, credo che su molte posizioni debba esserci un piglio più deciso, sono contenta ad esempio che adesso stiamo riuscendo a far emergere una posizione chiara e delle soluzioni sulla questione dei migranti. Qui possiamo far emergere tutte le nostre differenze con la destra che non ha fatto altro che imbarbarire la discussione senza riuscire a comprendere e governare il tema.
Su cosa si basa il vostro programma per il Pd di domani?
I temi sono molti, credo che come segreteria bisognerà lavorare soprattutto su una comunicazione sia interna al partito che verso l’esterno, sulla formazione della nostra classe dirigente e degli iscritti, sul confronto interno e, di nuovo, sulla capacità di aggregare il consenso di una comunità estesa e spesso esterna al Pd.
Ci saranno anche importanti scadenze elettorali nei prossimi mesi, come pensa di affrontarle?
Ci sono le elezioni provinciali, dove abbiamo cinque consiglieri che si impegnano e che dobbiamo aumentare, la scadenza elettorale di più di 80 comuni e le europee. In ognuno di questi passaggi bisogna ridare centralità alla volontà degli iscritti.
La segreteria guidata da Bernardoni che spazio concederebbe al suo sfidante Giacomo Fisco?
Chiunque vince deve essere segretario di tutto il partito e lavorare insieme anche con chi ha perso. Non ci deve essere spazio per “purghe” o azzeramenti, nella compagine di Giacomo ci sono persone valide che hanno non solo diritto ma anche il dovere di lavorare per il partito. E viceversa.
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