Irina e Sergeij e la casa spazzata via dal passaggio della battaglia per Cherniv

Quarta puntata del reportage di Edoardo Marangon. La storia di una coppia che ha visto distrutta la propria casa dagli scontri e ha vissuto forzatamente con i soldati russi. Uno sguardo sul tema della casa e degli anziani, in un Paese con sempre meno giovani

Ucraina Edoardo Marangon

La quarta puntata del reportage in Ucraina con le immagini di Edoardo Marangon, fotografo originario di Arsago Seprio, al suo terzo viaggio sul fronte russo-ucraino. L’articolo di accompagnamento è della giornalista Giulia Palladini: come già nella terza puntata, al centro del racconto c’è l’esperienza dei civili in due anni di guerra

 

Irina e Sergeij hanno sessant’anni e vivono a Lukashivka a quindici chilometri da Cherniv.
Il loro è uno dei paesi della regione che dal 9 al 30 marzo 2022 ha vissuto sotto l’occupazione dei russi. Quando ci conosciamo, Irina o come la chiamano tutti qui pani Irina (in ucraino signora), ci accoglie nella loro casa provvisoria. «Qui c’era la nostra vecchia casa» dice, mentre prepara per tutti un bicchiere di limonata. «Aveva uno dei rifugi più grandi, durante l’occupazione siamo arrivati a viverci in venti».

Irina e Sergeij hanno una storia poco convenzionale, si sono conosciuti all’università quando entrambi erano già divorziati e con un figlio dal precedente matrimonio. Pani Irina racconta che è stato lui a fare il primo passo «abbiamo vissuto insieme diciassette anni prima di sposarci».

Dopo aver vissuto la prima settimana di occupazione nel marzo 2022 nel loro rifugio, le esplosioni si sono intensificate così hanno deciso di spostarsi in un rifugio diverso. Qualche giorno dopo un missile della difesa ucraina ha colpito la loro abitazione distruggendola e lasciando agibile solo il rifugio. «Quando abbiamo sentito che tutto era finito siamo usciti e la casa non c’era più, siamo riusciti solo a salvare una motocicletta» dice Sergeij. Era la casa di mia madre e mentre la vedevo bruciare ho pensato che tutto per noi fosse finito».

Irina e Sergeij, però, non potevano immaginare quello che avrebbero trovato una volta deciso di tornare nel loro rifugio. «Quando siamo arrivati, cinque soldati russi si nascondevano lì. Ci hanno visti, ci hanno promesso che non avrebbero sparato ma che sarebbero rimasti nascosti con noi. Abbiamo vissuto insieme quasi tre settimane» racconta Sergeij mentre fuma una sigaretta. «Ho provato una sensazione terribile, dicevano che erano lì per liberarci dal governo ucraino, non sapevo nemmeno cosa rispondere con tutto quello che stava accadendo, sapevo che qualsiasi cosa avrei detto, avrei discusso con loro o peggio». Ogni volta che con gli altri nel rifugio preparavano del cibo, mangiavano per primi per dimostrare che il pasto non fosse avvelenato e i russi a seguire. Un giorno li hanno visto discutere tra loro ed entro poche ore erano già andati via, due giorni dopo gli ucraini hanno liberato la città.

Ora la nuova casa di Sergji e Irina è in costruzione grazie all’aiuto di Repair Together un’organizzazione di giovani volontari da tutto il mondo che si occupa di ricostruire le abitazioni distrutte dai bombardamenti. Pani Irina sogna di tornare a vivere presto in uno spazio più grande con una cucina funzionante mentre il desiderio di Sergeij è quello di costruire un camino.

Irina e Sergeij, però, non sono gli unici a cui Repair Together ha garantito un nuovo alloggio. La casa di Pani Olga, ex insegnate di inglese di sessantadue anni, è già terminata ed è lei stessa a mostrarci le camere fresche di vernice. Dopo aver affrontato l’occupazione completamente sola, la scoperta di aver perso la propria casa ha aggravato un pesante stato di depressione. «Ero sfollata, alcuni vicini che mi hanno ospitata mi hanno dato dei vestiti, delle scarpe. Amo molto leggere ma dopo l’occupazione non riuscivo a concentrarmi per più di qualche minuto. Una delle ragazze dell’associazione mi ha regalato un libro per colorare mandala e dei colori. Piano piano ho ricominciato a concentrarmi e stare meglio. Questa casa è stata per me una seconda possibilità».

Secondo uno studio di Amnesty International realizzato prima del febbraio 2022, l’Ucraina era uno dei paesi con la percentuale di anziani sul totale più alta al mondo, stimando che quasi un ucraino su quattro fosse over 60.
Con l’introduzione della leva massiva e l’importante flusso verso l’Europa di donne e bambini, i dati sono da ritendersi ad oggi ampiamente sottostimati.

Olga, Irina e Sergeij rappresentano, inoltre, quella grande fetta di popolazione che dopo le leggi sulla privatizzazione negli anni Novanta aveva una casa di sua proprietà.
A causa della guerra migliaia di anziani si sono ritrovati sfollati e con un’entrata economica non sufficiente a coprire il costo di un affitto; secondo il Ministero delle Politiche Sociali più della metà dei pensionati ucraini percepisce circa tremila grivne al mese, l’equivalente di circa sessantasette euro.

Come se non bastasse, il governo ha attivato dei portali attraverso cui richiedere un supporto economico che necessitano di lunghe procedure online e in presenza spesso inaccessibili per molti anziani che non hanno uno smartphone o non possono recarsi negli appositi uffici in quanto invalidi o malati. Per molti di loro la guerra ha rappresentato un’esperienza traumatica e l’abbandono della propria città di origine motivo di stress e smarrimento. È anche per questo che per quanto difficile da comprendere, nei villaggi più vicini al fronte molti anziani preferiscono rimanere nelle loro case a dispetto dei bombardamenti; l’appartenenza in questi casi è spesso motivata anche dalla paura di un futuro incerto e spesso economicamente insostenibile.

«Anche se non ho ancora i mobili, questa nuova casa è un miracolo» conclude pani Olga. Prima di andare via attraversiamo il suo giardino ricco di fiori coloratissimi. «Li ho ripiantati quando sono tornata qui con alcuni dei volontari, ora sono cresciuti».

Qui tutte le puntate del Diario dal fronte ucraino

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Pubblicato il 27 Luglio 2024
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