La sentenza d’appello conferma: il sindaco Cassani non diffamò i sinti

La Corte d'Appello conferma il pronunciamento del tribunale di Busto del novembre 2023. Il sindaco aveva dato dei ladri ad alcune persone che vivevano al campo sinti, ma nel caso specifico non è reato e anzi è da inserire nel contrasto a un comportamento illegale

Sinti agosto 2021

Dopo il tribunale di Busto Arsizio, che si era espresso nel novembre del 2024, anche la Corte d’Appello conferme che il sindaco di Gallarate Andrea Cassani non diffamò i sinti gallaratesi: il ricorso di un gruppo di persone sinti è stato respinto e i ricorrenti dovranno pagare le spese legali per il procedimento.

La causa intentata da un totale di dieci abitanti del campo nomadi di via Lazzaretto (il “campo sinti”) che nel 2021 erano tornati sull’area di via Lazzaretto, da cui erano stati sgomberati nel 2018. Assistiti dal legale Luca Bauccio chiedevano 250mila di risarcimento danni per una serie di frasi pronunciate dal sindaco Cassani, che aveva accusato «i sinti» di aver rubato l’acqua allacciandosi alla rete idrica cittadina di Alfa nei pressi del campo.

La sentenza riprende e conferma le argomentazioni del primo grado: in primo luogo viene richiamato che perché si configuri la diffamazione “è necessaria l’univoca riconducibilità dei fatti ad una persona determinata, oggettivamente riconoscibile nella sua identità”. Cassani diede dei ladri ai sinti, ma l’espressione era appunto generica e non consentiva al grande pubblico di identificare con quali persone se la prendesse nello specifico. Si rivolgeva a una categoria che costituisce “un insieme più ampio di persone” (al campo abitavano decine di persone) e non a quelle precise dieci persone che si sono ritenute diffamate.

La sentenza inoltre riconduce le dichiarazioni del sindaco (in due articoli di stampa) alla fattispecie della critica politica “che legittima toni più aspri rispetto a quelli consentiti tra privati cittadini”.

Un altro aspetto sottolinea direttamente Cassani: «Sono ovviamente molto contento che anche la Corte d’Appello si sia espressa sull’insussistenza di diffamazione rispetto alle dichiarazioni rilasciate anni fa e anzi, si spinge oltre a ciò che era già stato stabilito in primo grado, arrivando a sentenziare che “nelle dichiarazioni, non vi sono affermazioni volutamente oltraggiose o astratte dal contesto oggettivo”, anzi continuano dicendo che “il Sindaco manifestava il proprio dissenso rispetto ad una situazione ritenuta (non infondatamente) antigiuridica e lesiva per la collettività: l’occupazione non autorizzata di suolo pubblico con utilizzo di acqua».

«Questa è l’ennesima vittoria giuridica nei confronti dei sinti ma più in generale nei confronti di tutte le vicende giudiziarie subite da quando sono sindaco». Nel 2019 la posizione di Cassani era stata archiviata dopo la denuncia per abuso di ufficio durante lo sgombero del 2018.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Settembre 2024
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