La quieta tempesta di Smokey Robinson gli fa ritrovare i favori della critica
Dallo scioglimento dei suoi Miracles non aveva combinato molto

E un giorno su Ciao 2001 come prima recensione – che stava ad indicare più o meno il miglior disco della settimana – apparve questo album descritto con toni entusiastici. Forse i più giovani, magari fan di Springsteen, penseranno che allora fossimo tutti pazzi per il soul, ma in realtà non se lo filava nessuno, e recensioni così non ne leggevamo mai. Smokey Robinson con i suoi Miracles aveva fatto le fortune della Motown tra fine anni ’50 e per tutti gli anni ’60 con pezzi come Going To A Go-Go o The Tracks Of My Tears, tanto che nel 1972, a soli 31 anni, quando sciolse il gruppo era vicepresidente della casa discografica. Aveva poi intrapreso una carriera solista, senza molto successo presso i critici musicali. Li riconquistò con questo terzo disco, che aveva poco a che fare con la crescente disco music ed il funky, e magari qualcosa di più con quello che stava facendo Marvin Gaye: musica davvero molto soft. Per chiudere sembra quasi superfluo far notare come il suo stile di canto (ma anche qualche atmosfera) avrebbe poi influenzato il grande Prince, che sarebbe arrivato un po’ di anni dopo.
Curiosità: caso forse unico, Quiet Storm diede il nome non solo ad una trasmissione radio, ma addirittura ad un format radiofonico molto popolare in USA, che è continuato nei decenni comprendendo quella musica soul particolarmente soft che arriverà a comprendere anche l’inglese Sade.
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