La Milonga del Fútbol arriva a Gallarate: Federico Buffa racconta l’Argentina, tra calcio e memoria

Un viaggio teatrale tra Italia e Sudamerica, alla scoperta del legame profondo tra calcio, identità e appartenenza. Appuntamento venerdì 7 novembre alle 21, al Teatro Condominio

Federico Buffa

Federico Buffa torna in scena con La Milonga del Fútbol, uno spettacolo che intreccia calcio, storia, musica e identità. In vista dell’appuntamento a Gallarate di venerdì 7 novembre alle 21, al Teatro Condominio, lo abbiamo raggiunto telefonicamente. Era in macchina, ma la disponibilità e l’entusiasmo non sono mancati.

Prodotto da International Music and Arts con la regia di Pierluigi Iorio, La Milonga del Fútbol racconta la storia e le gesta di tre delle più grandi personalità calcistiche di tutti i tempi, tre calciatori argentini entrati anche nel mito del calcio italiano. Sul palco Federico Buffa, il più grande storyteller sportivo italiano, porta gli spettatori in un viaggio alla scoperta di tre leggende come Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona, in un racconto fatto di sport ma anche di passione, romanticismo e italianità. Il regista è Pierluigi Iorio, accanto a Federico Buffa sul palco Alessandro Nidi al pianoforte e Mascia Foschi al canto. La direzione musicale e le musiche originali sono di Alessandro Nidi.

Federico, bentrovato! Stavolta arrivi a Gallarate con “La Milonga del Football”. Cos’è questo spettacolo e cosa vedrà il pubblico?
«Non è solo uno spettacolo sul calcio argentino. È più sull’Argentina vista attraverso l’Italia. Racconto il Novecento argentino attraverso tre calciatori legati tra loro e all’Italia: Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. Cesarini nasce in Italia ma cresce a Buenos Aires; scopre Sivori, figlio di migranti; e Sivori è anche quello che consola Diego (Maradona) quando viene escluso dal Mondiale del ’78. Diego, poi, è per metà italiano e metà indio guaranì. In tre, questi uomini, fanno dieci scudetti italiani. Sivori è anche il primo a vincere il Pallone d’Oro giocando in Serie A».

Oggi, 30 ottobre, tra l’altro, è il compleanno di Maradona…
«Sì, ci penso da stamattina. Lo spirito di La Milonga del Football è proprio quello di tenere vivo quel ponte culturale tra Italia e Argentina. È un legame che passa anche – e forse soprattutto – attraverso il calcio».

Lo spettacolo inizia parlando dell’immigrazione italiana in Argentina, giusto?
«Sì, i primi 15 minuti sono dedicati a quello. L’immigrazione in Argentina è diversa rispetto a quella negli USA: a metà Ottocento, l’Argentina aveva solo un milione di abitanti con i confini attuali. Servivano persone, e gli italiani arrivarono in massa. Da subito hanno avuto un impatto fortissimo, non erano all’ultimo gradino della scala sociale come succedeva altrove. Il calcio diventa quindi un linguaggio comune tra i due Paesi, una sorta di trait d’union che tiene tutto insieme».

Tu hai viaggiato tanto in Argentina. Cosa racconti a chi non c’è mai stato?
«Che è un Paese pieno di contrasti e meraviglie. Ci sono stato un mese intero, girando in lungo e in largo. L’Argentina ha vissuto picchi e crisi, ha un potenziale incredibile e al tempo stesso enormi difficoltà. È un Paese che non può restare fermo. La povertà si sente, la sicurezza è un problema. Non a caso molti ex calciatori preferiscono restare in Italia. Ma ogni volta che ci torni, respiri una vitalità unica. C’è un’energia inesauribile. I club di barrio – le squadre di quartiere – sono ancora il motore sociale. Da lì viene il talento. Tutti e 22 i giocatori campioni del mondo in Qatar vengono da un club di barrio».

In Italia una cosa così non esiste più o quasi…
«Purtroppo no. È un po’ come l’Italia degli anni ‘60, quando ci si aiutava ancora. Loro questa dimensione comunitaria la mantengono. I nostri oratori di una volta? Ecco, lì ci sono ancora, ma sono club de barrio. Ed è lì che nasce la magia».

Parliamo di Diego: come lo racconti, visto che è stato già tanto raccontato?
«In maniera diversa dagli altri due. Non volevo fare l’ennesimo racconto cronologico. Prendo tre momenti chiave: la nascita, l’esclusione dal Mondiale del ’78, la morte. A ciascuno di questi momenti associo un pensiero, un’atmosfera, e una musica differente. Perché Diego è Diego. E per raccontarlo serve un altro tono, un altro passo».

C’è oggi qualcuno che secondo te raccoglie l’eredità di questi campioni?
«Non sono un fan sfegatato di Mastantuono, sinceramente. Ma mi piace Nico Paz. È figlio di spagnoli, ma ha scelto di essere argentino. È interessante. Fisicamente è fuori scala – ha il 48 di piede – ma ha un bel tocco, un gran calcio di punizione. Ha una passione vera. E questa passione per il gioco è quello che, secondo me, si sta perdendo da noi. Gli argentini giocano per amore del gioco, non solo per i soldi».

La Milonga del Fútbol
di e con Federico Buffa
Teatro Condominio di Gallarate – Venerdì 7 novembre 2025, ore 21
Info e biglietti: https://teatrocondominio.com/biglietteria/

Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Ottobre 2025
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